domenica 4 marzo 2012

Secondo giorno qui

Mi alzo presto. Vado a letto presto. Ieri ho letto una rivista, senza dizionario. Fra freddo, ma non freddissimo, è che ho abbandonato una primavera che prendeva la rincorsa. Ma qui è inverno ancora.
Ieri passeggiavo per Kazimierz, a volte sogno di avere un piccolo appartamento in alto, in un palazzo qualsiasi di questa zona, un appartamento senza mobili, fors eun tavolo, e tappeti per terra, e la vasca da bagno in centro casa, magari protetta solo da un paravento. Ho scritto in questi giorni, cose che posticipavo da tempo, impegni già presi e realizzati in ritardo. E poi ho pensato e camminato. A volte in tram cerco nei visi le linee diverse. Vorrei capire cosa fa di una persona uno straniero. La lingua, i colori, i gesti, i vestiti. Cerco di togliermi gli occhiali di chi conosce questo posto e provare a immaginare cosa penserei se non filtrassi. La stessa operazione che a dir la verità molto spesso faccio nel villaggio. Guardo i rapporti tra i bambini e gli adulti, e divento insofferente. Gli adulti così fortemente proiettano azioni, desideri, ordini, sui bambini, da far accapponare la pelle, da credere che un gruppo di bambini lasciato solo, se potesse, a volte vivrebbe meglio. E poi continuo a pensare a come sia pura follia l'assoluto abbandno, la naturale fiducia, che un bambino ripone nel mondo che gli adulti creano per lui. E mi rendo conto, un'altra volta ancora, che giusto e sbagliato proprio non sono connaturati, non sono degli universali, non sono, semplicemente non sono giusto e sbagliato, ma costruzioni e riflessioni sulle costruzioni e credenze sociali e religiose e raffronto con la propria esperienza personale; un miscuglio insomma, un orribile miscuglio di mediocrità.

Ma adesso mi metto in pausa e vado al museo dell'arte e della tecnica giapponese Manggha chè c'è una mostra sul vento del monte Fuji.

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