giovedì 30 gennaio 2014

la laurea, cinismi dell'ultimo momento

Il rumore del fuoco che scoppietta, quasi quanto quelle bollicine di plastica degli imballaggi.
Mancano due settimane alla consegna della tesi. E poi un altro mese per la discussione. E m'interrogo. Da qualche settimana m'interrogo sul valore delle cose, sulla vacuità dei percorsi.
Certi giorni lavoro così tanto a PC che mi fan male i polsi, che c'ho il callo da mouse, adesso sento male ai polsi. Sbattimento, sbattimento, viaggi a Verona, solitudini, treni, lavoro in ritardo, esami, libri da procurare, idioti sui corridoi, esami scemi e ottusi, esami da pagina a pagina, libri che non ci sono, slide che non capisco, argomenti che non m'interessano, che non m'interessano, che non m'interessano - e non l'ho copiato tre volte, l'ho scritto lettera dopo lettera, perché vale di più – e anche leggersi la biografia di un libro e venir ispirata da un autore vale più di da pagina a pagina. E anni. Un tempo lunghissimo, estati, inverni e sì, anche gli autunni e le primavere, e le sessioni settembre gennaio estate. Di nuovo, gennaio settembre estate. Di nuovo. E quel piano a cui si toglie una voce ogni morte di papa, per completare tutte quelle materie dai nomi belli e dal vuoto cosmico. Delusione. Sbattimento e delusione. Fatica e delusione. Qualche soddisfazione, soprattutto all'inizio, ché credevo d'essere ormai fuori tempo, in ritardo, la più vecchia dell'università. Poi basta, poi solo impegni, e voglia di non far parte di quel gruppo. E voglia di sentirmi superiorità perché ho le bollette da pagare e due lavori da gestire e un amore a distanza e l'università, l'università scende giù al penultimo posto, non è la priorità. Ma per anni è lì, e macera nella testa, e alla fine restano gli esami più inutili, brutti e difficili. Poi gli esami, lì all'uni, finiscono. E la città pare di colpo più ariosa. E i giorni anche. E sì, adesso la tesi e poi la laurea. Il solito bravo soldatino, un obiettivo alla volta uccide tutti, uno alla volta e fa il vuoto. Ingobbisce il soldatino, perde la vista il soldatino, gli vengono i calli ai polsi al soldatino, riempie e svuota la testa di nozioni a comando, il soldatino. Uffa. Così è da qualche settimana che m'interrogo. Ma perché? Ma a che pro? Mi serve? Risposte più vacue del percorso, risposte di due tipi: le risposte cerotto e le risposte lametta. Di fondo la sensazione d'aver perso tempo, d'aver aumentato il mio valore di mercato pur non riconoscendo questo mercato, pur pisciandoci sopra, a questo mercato. Ma manca un mese, chissà magari lì il papà mi guarda ed è contento, e allora magari anch'io.

Archivio blog

unknown ID