Dopo vent'anni, oggi, sono tornata nel
luogo dell'infanzia. Sul luogo dell'infanzia anzi, come il luogo del
delitto, un luogo dove è accaduto qualcosa, un luogo dove non si
entra forse, dove si sta.
Sul luogo dell'infanzia oggi ho
passeggiato. Era diverso, più piccolo di come me lo ricordavo, oggi
mi pareva un fazzoletto, nell'infanzia mi pareva in labirinto a più
piani. Questa dimensione dell'altezza l'ha persa tutta, oggi è quasi
piatto, vent'anni fa aveva un sopra, un sotto, un altro sopra.
Oggi ci sono andata con la mamma,
nell'infanzia ci sono sempre andata coi nonni. Oggi per un attimo
avrei voluto avere una telecamera, e raccontare col corpo come era.
Dire come fa quell'artista del Balcani, di cui non ricordo il nome: è
in un prato, in Germania o in Olanda (non mi ricordo nemmeno questo)
e in questo prato ricorda com'era la sua casa, si muove a passi e a
passi pare misurare i ricordi, le stanze, con le braccia disegna
finti tavoli e credenze vuote. Ecco, lì, sul luogo dell'infanzia,
oggi, avrei voluto disegnare gli spazi dell'infanzia: qui c'era la
casetta, dietro c'erano le pergole con le more e sotto al pergolato
un tavolino con due panchine e sul tavolino giocavamo a carte. Poi
sotto c'era la stradina col pozzo, e una piccola cisterna vicino alla
rete. E Fiori, tante dalie e gigli giapponesi, e dietro l'orto
un'altra strada che lo circumnavigava, e sotto alla barchessa del
nonno il pollaio, i pollai anzi. E vicino al pollaio mi sale il
ricordo di un cane che non era il mio cane, ma che c'era per un po'.
Diana, un cane che aveva paura di tutto. “ne ha viste tante”
diceva il nonno. “Lo picchiavano con il bastone e adesso ha perfino
paura quando spazzo” diceva la nonna. E poi avrei detto: qui
c'erano tre scalini. E poi: qui una discesina. Potevo correre dieci
giri attorno a tutto. Ma non avevo una telecamera per fortuna. Allora
sul luogo dell'infanzia ho abbeverato il nuovo orto, con le nuove
cipolle, i nuovi porri, le nuove zucchine e le nuove fragole. E ho
passeggiato tra gli alberi da frutto, alcuni in fiori, i meli e i
peri, e altri alberi che non sappiamo. E ho il bottino di una
piantina di basilico, da mettere vicino al PC. E poi ho visto il
bambù, un'isola di bambù, impertinente, innalzarsi nel mezzo,
stratificarsi nella terra. Bambù bellissimo, verde e color sabbia,
grosso e sottile, frondosissimo. E dall'altissimo di quelle cime
arrivavano saluti del passato, di quando quel bambù era un rametto
solo.