martedì 10 marzo 2020

Le persone, ovvero riflessione sull’inaspettata pienezza umana che scopro ai tempi del virus

Dopo due mesi faticosi vado in pausa, come l'Italia. Finalmente nel lavoro che in questi mesi ha richiesto di più è chiaro che per venticinque giorni non si fa nulla, si riprende solamente dopo.
Meglio per me, mi dico egoisticamente, che ho altri due lavori indietro e di quel lavoro alla fin fine ne ho quasi piene le palle, è tutto un fare e disfare e stare dietro a tutti. E poi ormai ho il ferro a livelli giusti riesco a correre senza boccheggiare.
E così parto per il mio letargo nei libri e le passeggiate e le corse, tra l’altro lavoro a un libro bellissimo, ambientato nell’Artico, con tutta la solitudine e la bellezza che uno può immaginarsi.

In queste notti però, come nel pieno del lavoro, ecco che la mattina presto presto mi sveglio coi pensieri: chissà se X è poi partito per il viaggio, chissà se Y è diventato papà, chissà se Z che ha i genitori vecchi è preoccupato, chissà se A sta lavorando o è a casa, chissà se B lavora da casa, se C ha poi fatto quella cosa là di cui mi ha accennato, chissà se D è riuscito a rientrare dal viaggio, chissà se E studia per gli esami adesso che ha il tempo, e se a F fa piacere stare coi figli o è già stufa… e così per tre/quattro alfabeti.
Così nel dormiveglia da tre quattro giorni mi dico: chiama, chiedi, tu sei la responsabile alla fin fine. Il collegamento. Tu sai i cazzi di tutti, chiaro che poi ti svegli la mattina per vedere come è andata a finire...
Così stamattina ho scritto una mail, facile facile, in cui racconto cosa faccio e chiedo agli alfabeti come stanno, che fanno. Dico loro che li penso, che dobbiamo tenere duro, che soprattutto, anche se è tutto in stop, non dobbiamo dimenticarci l'un l'altro, che mi mancano.
E le risposte che arrivano mi regalano una fotografia del mondo, di questo mondo, di un mondo che va avanti e che è fragile ma tanto umano. Un mondo in cui certi son già stufi di provare a tenere a casa i figli adolescenti, di chi è fermo in svizzera e aspetta a rientrare, di chi è senza lavoro e ha giorni lunghissimi, di chi è nel sud a guardare il bel tempo dalla finestra, di bambini nati che sembrano morbidissimi, di chi riscopre la bellezza di una colazione lenta con la propria famiglia, di chi ha paura, di chi ha per compagna un'infermiera e non la vede da giorni, di chi non conosco ancora di persona e mi dice che quel messaggio gli apre il mondo di ciò che ha lasciato, di chi mi manda cose divertenti... un mondo pienissimo di cose vere e inaspettate e umane, che mi riconcilia col mio ruolo e per certi versi anche con questo lavoro.

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