lunedì 28 ottobre 2013

reed, maki, piogge e ouzo

a me lou reed ricorda due persone che l'hanno molto amato, due amici che non vedo mai ma a cui voglio molto bene.
uno di questi è Makis, e non lo vedo proprio mai mai, e nemmeno lo sento. con lui ho fatto un viaggio in pullman con una compagnia di teatro, in una grecia ancora tranquilla. nell'autobus le donnone cantavano muovendo le spalle con quel ritmo lorosolamenteloro, Maki mi raccontava i luoghi, mi parlava della compagnia. gli sono sempre grata di quel viaggio. arrivati alla locanda abbiamo fatto una passeggiata nella notte e ci ha scoperti nel bosco un temporale, e abbiamo corso per rientrare. e nella sala tutti ci guardavano turbati e sospettosi, e noi puliti, a testa alta per la nostra amicizia mai inquinata, in ritado, abbiamo mangiato e bevuto ouzo, fumato davanti al camino, rimasti nel salone caldo e umido finché tutti se ne sono andati a dormire; poi anche noi, abbiamo dormito insieme. ero stanca stanca, maki mi ha letto una storia, in un greco di cui non capivo nulla. la voce bassa e profonda ancora nella testa.
poi una sera al centro dove lavoravamo mi ha fatto conoscere questa canzone di reed, una delle poche sue che conosco, una delle poche che lego a un momento, a una storia, a una persona.


giovedì 10 ottobre 2013

il grande male - appunti sulle sconfitte

il grande male lo si chiama, forse. è come un prurito da grattare. qualcosa che metodico arriva in testa e non è soddisfatto finchè non si perpetua. e una volta compiuto lascia feriti.
il grande male si mischia con la vita, attecchisce come un'abitudine, una dolorosa dipendenza.
il grande male ha a che fare con la propria storia, per questo non si elimina con facilità, bisogna scendere in basso, a fondo. ammettere-ammettersi.
il grande male è intimo, inspiegabilmente intimo, non si può far capire a chi non l'ha, perchè il grande male non è star male.
è fortunato, colui al quale si presenta il momento in cui deve decidere.
lo immagino: lì, immobile, davanti le due strade, il volere-il sentire, e il dovere-"il giusto".
lì in mezzo sta l'uomo.
bene, stasera penso sia fortunato, anche solo perchè almeno momentaneamente sa cosa vuole.

mercoledì 9 ottobre 2013

per un anno abbandono la classe '82 e mi rifugio nella classe '83, anche se qualcosa dev'esserci nell'esser nati nell'anno dei mondiali.

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