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Mi sono seduta sulla M, e giuro che poteva essere una R. E tutt'attorno capovolte o diritte, equidistanti, sopra sotto davanti dietro e su entrambi i lati. E ci sarà una parola di senso? Magari in diagonale, magari da destra a sinistra, magari da un alto che è il sopra a un basso che è il sotto. Un sole, una via di fuga, un ciao. Non riconosco nulla. Estranea a casa, dentro l'altrove, perduta. Gioiosamente abbagliata. Appoggio una mano sulla ę l'altra sulla z, un piede sulla n. Ecco, posso fare parole col corpo. Non si tratta più di geometria, è una danza.
Metto il corpo. Tolgo il limite della contemporaneità.
Adesso posso fare tutto.
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