venerdì 16 marzo 2012

Oggi è morto il cane bello (appunti di ieri)


Oggi è morto il cane bello! Entra fin troppo turbata una donna bionda con la ricrescita dimenticata. Gli occhi spalancati, chiede del prete, il proprietario. Il prete siede nella sala fumatori, con la moglie, una donnona bionda e attaccata al denaro. Appena vede la turbata viene nella nostra sala, guarda il barista con cui sto parlando e dice: fai un drink a Magda, hanno chiuso il bel cane. La bionda s'avvicina a dove siedo e prende anch'essa uno sgabello, puzza di alcol, il trucco è sbavato, la pelle segnata dal tempo, il rossetto è troppo rosa e la giacca è di un troppo bianco già grigio. Mi guarda, Oggi è morto il bel cane. Mi dispiace dico imbarazzata, quasi pronta a chiederle come si chiamasse, se fosse ammalato. Il barista posa whisky cola sul banco, e torna a parlarmi. La donna c'interrompe e biascica di stelle e chiede alcune canzoni specifiche, Piotr paziente entra nella sala controllo, nonché cucina e magazzino, e mette nella playlist le canzoni che ha chiesto. La raggiunge un'amica, la abbraccia e le chiede cosa sia successo. La bionda ripete la frase di rito, l'altra prova a consolarla, poi ordina una birra e ci rinuncia: In questo stato non ti si può parlare. Piotr mi guarda, Andiamo a fumare? Piotr sa che non fumo, ma ai non fumatori non è vietato stare nelle stanze fumatori, tanto per chiacchierare. Andiamo a fumare. Siedo sullo sgabello, il posacenere su un ginocchio, si parla di Kantor, no, forse no, forse si parla del centro della Polonia, la Polonia ha un centro geometrico, e lì svetta un monumento. Una statua, forse fatta da sfere, giace sull'epicentro della Polonia. Poi di colpo mi dice: Stara cipa, (vale la pena non tradurlo, ndt) un'ubriacona che dice di essere la star del Bel cane, il locale nella Slawkowska, e ne fa una scena del genere. Il dito indice si tocca la tempia. Arriccio le spalle, Ognuno ha il suo sentimento. Ma con al testa son già lontana. Perché una vita fa ci sono stata, al Bel cane, era un giorno di festa, non ricordo se san Valentino o la festa della donna, una ricorrenza comunque, e a lungo aspettai nel locale quello che poi sarebbe stato un mio compagno, e lui si presentò con dei fiori, vestito tutto elegante, e io pensai, Dio no - e i fiori e una camicia!. 
Ma la testa va ancora più lontana, perché essere la star di un bar è una sconfitta a priori, e io la immagino, con la scollatura generosa, i jeans stretti che finiscono a ridosso di zeppe rosate, e i capelli sempre un po' sporchi, che con la ricrescita sembrano sporchi anche quando son puliti, e che alle prime note delle solite canzoni si agita e ballicchia tra una birra e altre cento birre. Che ammicca coi giovani inglesi che han letto su qualche guida della vita notturna che è un posto figo. Che saluta come fratelli i pazienti bodyguard straziati da ciò che vedono ogni notte. Che si pulisce le unghie con lo stuzzicadenti che tratteneva la kanapka. 
Torniamo al banco, ognuno coi suoi pensieri, apriamo la grande finestra anche se fa freddo, è solo mezzogiorno. Un qualunque mezzogiorno a est.

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