venerdì 28 novembre 2014

di prima sera

Preparo i laboratori, e quest'anno m'ingarbuglio nelle questioni di genere. Soprattutto della questione femminile. Leggo di aborto, leggo di pubblicità sulle bambine, leggo di lifting e delle grandissime pressioni che la donna, solo perché donna subisce. Che io subisco.
Si cresce con la convinzione di dover essere brave, anche quando questo va contro ciò che si è. Si cresce con l'obbligo di essere belle, pettinate, curate, gentili, pazienti. Anche quando non ci piace tanti il rosa e le gonne, anche quando si preferisce guadare il fiume piuttosto che raccogliere un mazzolino di fiori. E più si cresce più le aspettative crescono con la donna, che a seconda delle età dev'essere bella (quello sempre, la condanna), seducente, magra, vergine, madre, indipendente, giovane...
la bambina diventa donna con l'idea di dover piacere!

L'altra sera al locale chiacchieravo con degli habitué, che mi piacciono e mi stanno pure simpatici. Si parlava di qualcosa che non ricordo e a un certo punto uno a detto: con le vecchie?; riferendosi a due donne, che pure vengono sempre. E io l'ho guardato e ho detto che non mi pareva una parola giusta, visto che mi sembrano due bellissime donne, adulte, ma anche brillanti. Si è scusato, ha detto è un modo di dire. Non ho tanto ribattuto. Ma ho pensato. Ho pensato a queste due donne, davvero belline, magre magre, capello lisciato, viso un po' tirato ma non deforme, adulte ma non vecchie e comunque belle per esser così adulte. E me le sono immaginate a correre e in palestra a sudare e stare a dieta e truccarsi e nel frattempo lavorare (e credo siano avvocate) e studiare. E poi così, una sera, al locale, uno che mi sta pure simpatico, panzom e bevibirra me le definisce vecchie. Solo perché non sono giovani. Nonostante tutti i modi con cui poteva definirle.


E poi sull'aborto ho letto una considerazione interessante sull'internazionale della scorsa settimana. Io sono di certo favorevole al diritto delle donne di abortire, ma non è un diritto che mi rende felice. Ho sempre pensato che in molti casi basti un po' di testa per non trovarsi incinte. E mi ha sempre turbata l'idea che possa essere una scelta solo femminile, ho sempre ragionato sul fatto che al di là del corpo c'è anche una figura maschile che ha contribuito e l'idea che questa persona non avesse voce in capitolo, non so, non mi ha convinto. Ho sempre trovato un po' ingiusto che se un uomo non vuole il bambino possa facilmente non riconoscerlo nel caso in cui invece la donna lo voglia, e al contrario se la donna non lo vuole e l'uomo sì c'è poco da fare. (uso un linguaggio spiccio stasera, scusate) Prima però leggevo questo, e mi pareva un buon punto di vista, e mi fa credere che in effetti le cose da considerare sono tante.

internazionale 1078, p.44

giovedì 20 novembre 2014

A volte penso che se dovrò mai partorire metterò un fiocco giallo sulla porta!

Grazie buona serata

Al locale viene sempre sempre un gruppo di stranieri. Io li chiamo gli erasmus, sono per lo più dalla Germania e non sono erasmus, bensì ricercatori. Sono piuttosto brutti, sia singolarmente che in gruppo. Parlano sempre inglese, bevono per lo più birra media e vino rosso, groppello di revò, quando c'è. Sono qui da almeno un annetto, di sicuro da gennaio, forse anche prima, ma non ricordo di preciso, sono quattro o cinque, a volte molti di più, ma gli abitué occupano un tavolo o meno, di solito. Arrivano a fine serata, bevono un paio di giri, a volte mangiano qualcosa, poi pagano separatamente e vanno via. Io mi ostino a parlare loro in italiano, sennò sarei ancora qui a dir loro beer al posto di birra. Eppure loro, è pazzesco, si ostinano a non parlarlo. Così ieri è successo il patatrack. Proprio a fine serata. Proprio dopo una serata piena e pazza, dove la cassa a un certo punto non stampava più scontrini e si è dovuto segnare ogni sommetta su un quadernone con quadratini fittissimi, che neanche il registro dei prof c'ha le caselle così piccoline. Fatto sta che a fine serata arrivano alla cassa, sogno gli ultimi. Primo: due birre medie. - Otto euro. - Grasie. -Grazie a te, buona serata. Secondo: un groppello (con quella erre aglofona, ma porca madosca, sei tedesco, ce l'avete forte la r, mica trascinata!). Paga e via, poi arriva il terzo. Il terzo: una birra media. e io: quattro. E lui mi dà cinque. e io gli do uno. e lui se ne sta lì, impalato, mi guarda. E io lo guardo e penso che gli ho dato il resto giusto, e che devono pagare altri due quindi può spostarsi. Fa una faccia strana, guarda me, guarda quello dietro di lui e dice con aria strafottente: doesn't she give me the check? 

Bum. Devo essere sincera, a me chi parla di me chiamandomi lei quando sono lì davanti mi fa salire la rabbia.

Stacco uno scontrino non fiscale, perché la cassa non funziona, quindi quelli fiscali non li posso fare. Faccio un respiro bello profondo e prendo la rincorsa. Lo guardo e gli dico: I cannot believe, i really cannot believe. It is one year that you are here and You still don't know the name of the recipit in italian. 
E lui mi guarda sorpreso, spaesato, poi si fa un po' aggressivo: what do you want? is not your business what i say, you are just a waitress.
E allora mi calmo e faccio di quegli occhi che perplimere di più non si può e penso che è proprio un deficiente. Che lui e il suo gruppetto è qui da un anno, da un cazzo di anno, a ricercare non so cosa all'università di trento, e non ha ancora imparato la parola "scontrino". E gli spiego che non sono per niente una cameriera, ma una barista, se proprio vogliamo essere precisi, e che il mattino lavoro in una casa editrice e faccio un laboratorio nelle scuole, e un corso per diventare sommelier, ma che se vuole posso ricavarmi un paio di ore settimanali, per dargli ripetizioni di italiano.
Lui non ci può credere, io non ci posso credere.
Si chiama scontrino, gli dico in italiano buttandoglielo davanti. Lo prende e si sposta.


ps: dal bum in poi è tutto nella mia testa...


Archivio blog

unknown ID