venerdì 20 dicembre 2013

il male dei professori

il male dei professori è che a lungo andare danno voti alle persone e non sono ai testi, ai compiti, all'operato. Si permettono dall'alto della loro esperienza e dedizione di giudicare la persona. Di certo sono tenuti a dare un giudizio (che peraltro forse dimenticano, contiene anche un giudizio al loro insegnare), ma questo giudizio s'allarga s'allarga, e perdono di vista il punto, la differenza tra ciò che una persona è e ciò che loro sono tenuti a giudicare.
il male dei professori è che sono professori anche al bar, anche a cena, in treno, anche a letto forse.

mercoledì 18 dicembre 2013

Homeland 3.12

finisce homeland, adesso.
nell'ultimo paio d'anni è una delle poche serie che mi sono permessa di guardare (per problemi di dipendenza e di estrema immedesimazione).
e così, oggi pomeriggio, in solitudine, mi sono goduta l'ultima puntata.
e brody muore impiccato in pieno stile iran. e sono contenta che nessuno me l'abbia detto, e sono contenta che ci sia nessuno che ha guardato la serie e che conosco con cui confrontarmi, perché non ne avrei voglia. perchè questa fine mi lascia a posto.
e non m'importa se carry terrà il bambino o no, e sono contenta che lei e il pargolo e brody non siano diventati una famiglia come per un attimo ho temuto. perchè se propinavano la famiglia anche qui non so, stonava, di nuovo mi sarei sentita quella sbagliata.


giovedì 5 dicembre 2013

La festa dell'insignificanza

Si tende a volere, a pretendere sempre di più. A leggere il proprio autore, riconoscerlo, ma rimanere anche un po' delusi. Ché poi uno aspetta da quattro anni e s'aspetta un'altra immortalità, ne ha bisogno, no?
La festa dell'insignificanza è carino. Sì, carino. Ma lo scherzo e l'immortalità a me piacciono di più, tanto di più. Molto breve, troppo costoso per esser così breve.
Tre parti bellissime. Un intreccio difficile, una struttura che occhiolina a un sacco di strutture. Amarezza. Tanta amarezza tra le righe. E risate, ma in fondo è così no? l'amarezza grande è quella nel riso. E Stalin. Uno stalin affascinante, sopra tutti.
(come kundera in queto libro? un autore per niente benevolo col lettore, che mischia i piani più spesso del solito, tanto spesso. ma io l'ho letto col post-it dei nomi, ho seguito attenta, eppure lo stesso in un paio di parti mi sono persa, il romanzo era distrutto, volutamente, impietosamente distrutto. e il lettore doveva lasciarsi portare un attimo su un attimo giù, con ritmi diversi da quelli soliti suoi che ho sempre sentito anche miei. è invecchiato? è più saggio? voleva schiaffeggiarci? è costruito bene come sembra o leggiamo noi questa costruzione inaccessibile come passo avanti? perchè sì, come tutti gridano K. è un supergrande, ma è anche un uomo no? e magari qui è tutto un grande scherzo, e tra un attimo torno in libreria e ritrovo Agnes che parla con Ramon, e tutto torna nell'affresco, quel caro acuto e rassicurante affresco che sono sempre stati i suoi libri)

cit.
1. Da tempo abbiamo capito che non era più possibile rivoluzionare questo mondo, né riorganizzarlo, né fermare la sua sciagurata corsa in avanti. Non c'era che un modo possibile per resistere: non prenderlo sul serio.
2. Io quando sono rimasta incinta mi vedevo come una parte di quest'albero, appesa a uno dei suoi cordoni, e vedevo te, non ancora nato, ondeggiare nel vuoto, attaccato al cordone uscito dal mio corpo, e da quel momento ho desiderato un assassino che, giù in basso, sgozza la donna senza ombelico...non è il compimento della storia umana che ho sognato, l'abolizione del futuro, no, no, quello che ho desiderato è la totale scomparsa degli uomini con il loro futuro e il loro passato, con il loro inizio e la loro fine, con l'intera durata della loro esisitenza, con l'intera loro memoria, con Nerone e Napoleone, con Buddah e Gesù, ho desierato l'annientamento totale dell'albero radicato nel piccolo ventre senza ombelico di una prima stupida donna che non sapeva quel che faceva e quali orrori ci sarebbe costato un miserabile coito ch di sicuro non le aveva procurato il minimo godimento...
3. la parte su stalin e shopenhauer, bellissimissima.

martedì 3 dicembre 2013

La famiglia che s'innamora

Vengo da una famiglia che s'innamora. Che s'innamora delle cose, delle persone, delle cose in cui mette cura. Prima il papà l'ha confessato, Ho comprato dieci radio rovinate per ripararle e rivenderle, ma man mano che le aggiusto me ne innamoro.
Ed era così strana quella parola nella sua bocca. Mi sembrava mia, una mia parola nella bocca del papà. Un'ammissione inaspettata, un sentimento scivolato fuori per sbaglio, senza un ragionamento dietro, senza una razionalizzazione. Come un sassolino che rotola fuori.

lunedì 2 dicembre 2013

Laboratorio verso la fine.

Questa settimana finisco i laboratori, questa seconda parte è andata meglio della prima, li ho fatti lavorare di più e discutere di più.
La griglia con le parole è stata un successo, mi pareva di osservare moltissimo interesse, mi pareva di osservare che la questione fosse quasi personale. Sì, personale. Nelle classi multietniche lo è stata per davvero. Ho presente alcune situazioni che mi hanno richiesto fermezza.
In primis un ragazzo senegalese che all'inizio del lavoro sui termini si è impuntato dicendo di sentirsi insultato. In un'altra classe invece, un ragazzino tunisino era imbarazzato. Mi è parso di intuire che entrambi non si sentissero a proprio agio nella parola nero, e questo mi è dispiaciuto, è indice che devono fare ancora un lavoro grande per accettare la loro identità, è indice anche, forse, che una sorta di discriminazione forse la sentono addosso.
Il lavoro è proseguito bene e si è dilungato nelle ore successive. Mi premeva non lasciare la lista delle parole a metà.
Penso di aver visto l'ultilità del lavoro oggi, non so ancora spiegare in che modo, ma mi è sembrato di percepire una sorta di rassicurazione nel bollare le parole giuste da quelle portatrici di pregiudizi, dal vedere significato con significato cos'è un profugo, un rifugiato, un esule, l'espulsione e il respingimento. Oggi è stato bello, oggi ho fatto un buon lavoro.
 (nonostante la febbre, o forse è grazie a quella che son così clemente??)

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