La cerimonia della sparizione inizia con un profondo respiro.
Di solito è mattino.
A volte è dolorosa.
Lo sguardo interroga lo spazio e cerca segni da cancellare.
Li trova e li cancella o li confonde.
La sparizione è reatroattiva: sparisce la persona, spariscono le tracce.
Lo sguardo interroga e la mano raccoglie.
Tutto viene messo in valigia: i vestiti puliti e quelli appena usati, la biancheria sporca, il deodorante, il libro appena sfogliato, il caricabatterie.
Raccolti i fazzoletti caduti a lato del letto. Riposte le candele accese nella sera. Lavate le tazze del caffè.
Buttate le bottiglie aperte.
Il pavimento viene pulito, le sedie tornano composte, gli asciugamani messi a lavare, i preservativi nascosti, rassettati i cuscini del divano non usato.
La sparizione avviene in silenzio, spesso è veloce.
Più è veloce meno è dolorosa.
Oggi è stata metodica e veloce. Ma oggi è stata dolorosa.
Ogni cosa al suo posto, meglio ogni cosa come era. L'importante è che io non sia.
Come se non fossi. Errore cancellato. Pericolo di verità scampato.
Eppure nell'assenza era, il tuo profumo.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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