martedì 27 marzo 2018

God save the Queen

Penso spesso alla Regina Elisabetta. Pare assurdo che ci pensi, non sono propriamente a favore della monarchia, non ho particolare interesse verso gli inglesi, non mi piacciono i pettegolezzi sulla famiglia reale, né m'interessano. Eppure alla regina penso spesso e le dedico tante corse.
Trovo estremamente interessante il suo percorso di vita e le narrazioni che lo riguardano, trovo davvero dignitosa la sua figura di donna. Mi commuovo pensando alle rinunce che deve aver fatto, e sono soprattutto queste che analizzo. Poi mi fa tanto pensare a come abbia affrontato, nella lentezza istituzionale del regno, tutti i cambiamenti di questo mondo che si è capovolto negli ultimi sessant'anni. Regna dal '52, ha viaggiato in lungo e in largo, ha avuto le cose più strane e curiose, nulla da desiderare (per citare la sirenetta) eppure ha dovuto far coincidere la sua vita con un ruolo. Per questo penso alle sue rinunce, che chissà fino a che punto lei ha vissuto come tali. Ha sovrapposto l'imperativo personale a quello istituzionale, e questo per me è sbalorditivo e me la fa piacere tanto. Penso spesso al mio imperativo personale/morale, al fatto che c'è una serie di azioni che mi procurerebbe beneficio ma che non faccio per rispetto verso questo imperativo, come a dire che ho un margine di libertà ma in fondo io sono io e sono convinta che in questo essere io sia inevitabile una quota di coerenza, e quella coerenza si traduce nel seguire i principi che mi sono data (appunto l'imperativo personale).

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