lunedì 31 gennaio 2011

sabato 29 gennaio 2011

E, flash back dell'amore

La natura. Ho iniziato a percepire in modo diverso la natura, da quando abbiamo iniziato a parlarne, a osservarla. Ho iniziato a sentirla viva, con colori e umori propri, come se fosse portatrice di pensieri autonomi. Ne guardavamo le sfumature, le forme curiose e perfette. Ne annusavamo i profumi, e ne discutevamo. Sa i nomi delle piante! Ho pensato la prima passeggiata in tua compagnia, e così ho imparato com’è un faggio, e un pioppo, così mi sono innamorata degli ontani che ci conducevano alla fine della strada, proprio fino a quel limite dove il piede destro toccava veloce il punto fine e si voltava per tornare. E sorridevi in quel momento, mi guardavi e dicevi “mi dai molta soddisfazione” a volte con voce un po’ severa aggiungevi “sara”. Gli ontani avevano quel tronco regale, un po’ nero un po’ argento, striature preziose, e foglie che luccicavano come argento appassito, e rumoreggiavano come alluminio accartocciato, spronate dal vento. E il fiume era a sinistra e ci accompagnava, solleticato dai salici, e le terrazze di aromi erano afose. E proprio tra la lavandula hybrida e il timo c’era quel manto morbidissimo, quello che sembrava di plastica, con piccoli rametti vede-giallo fitti fitti, basso, una macchia soffice; ne ho scordato il nome.


Stella Maris sotto sotto

domenica 23 gennaio 2011

Irraggiungibili, flash back


Il vaso dei fiori blu è caduto a terra, ed io ho pianto tra i cocci, nell’umido del pavimento come in un rifugio profumato in frantumi. Tu non ci sei. Tu non rispondi. Tu sei l’altrove. Sei un mistero che turba e intriga, come un antico rito di passaggio. Non oso pensare ad altro, le cose mi scalfiscono nel profondo, non sono capace di sprofondare nel giornale, leggo senza testa. Non posso nemmeno abbandonarmi ad un film, o incontrare qualcuno, sono immersa nell’ansia, nuoto senza ossigeno nelle profonde acque del tuo vuoto.
La pazzia è femminile. Il potere è maschile.
Io sono maschile e femminile, insieme, come tutte le persone che conosco.
Le ore scoccano lente, scandite dai singhiozzi e dal tintinnio ottuso di pensieri terminali.
Sei sparito. Sei morto? Vivi? Io aspetto.
Penelope aspetta, rifiuta. Tiene a bada i pretendenti con uno stratagemma, Penelope pensa, accoglie, riflette, cuce, disfa, intreccia. Solida di giorno e sola di notte. Porta sulle spalle una pesante consapevolezza. Si muove rimanendo immobile, cresce disperata nel suo sapere di donna, impara a sue spese chi è l’uomo, sente il vento del cortile nei propri occhi e a stento trattiene il pianto. Penelope è forte e debole, è roccia e aria, lei sa. Penelope vive nel limbo dell’attesa, come me.
Ho paura che tu ubriaco sia caduto una notte nel Tamigi, che tu sia morto di freddo su una panchina, che tu sia stato investito. Nessuno mi chiamerebbe per dirmelo, la polizia avviserebbe i tuoi familiari, a me nessuno penserebbe. Ho paura di essere per sempre destinata alla tua ricerca.
Sei sparito. Vivi? Preferirei mille volte sapere che non mi ami più, piuttosto che temere la tua morte, preferirei accadesse agli altri per poterli consolare, piuttosto che sentirmi mancare il sangue nelle vene.

venerdì 21 gennaio 2011

corpo vs parole, intermezzo/omaggio




e una scritta fatta con la pressione delle dita?
sono parole o è corpo?
c'è la testa che detta le lettere?
c'è il corpo che le legge senza gli occhi!
nessun rumore, forse solo un po' l'unghia dell'indice sul jeans.
L'impronta digitale sulla peluria sottile.
poi una carezza cancella.
ma la gamba, in-fedele lavagna, conserva il messaggio.
E brucia la parola sulla pelle,
o forse nella mente?

giovedì 20 gennaio 2011

Lista del maledetto infinito gennaio

1. È stato un rapporto strano. Pieno. Nascosto. A volte davvero intenso. Insopportabilmente intenso. Un rapporto tutto di dentro. Un rapporto forse frainteso da sempre. Lei non ha preso quell’aereo. Lei non ha allacciato le cinture anche se ci ha provato cento volte. Lei si è sfracellata ancora, e sembra essere destinata a schiantarsi ciclicamente. Lei prova a chiudere.
2. l’idea che in ogni momento c’è qualcuno che muore e qualcun altro che per questo soffre le pene dell’inferno è insopportabile.
3. gennaio come al solito sembra non finire mai e riempirsi dei più terribili fantasmi.
4. all’interno del linguaggio sembra esserci già un sistema concettuale con determinate caratteristiche abbaglianti: il linguaggio di per sé riconosce, all’interno delle parole, dei tratti tematici primitivi, come la causalità interna o esterna, o come la presenza del tratto mentale o meno. La lingua di per sé riconosce l’animato dall’inanimato - e, cosa sorprendente, questo si può capire dalla sintassi.
5. Se domani nevica temo che riprenderò a fumare, perchè studiare senza fumare è più difficile che studiare fumando. E forse gennaio è un mese così di merda che fa crescere dentro la voglia di mandare tutto afffffanculo.
6. Anche gli infelici temono per la loro felicità. Lingua dei sogni. Lingua del passato. Aiutatemi a uscire, fuori dal pozzo, via dallo strepitio della mia testa, [Christa Wolf - Medea]

Happy without you

lo griderei fino a perdere la voce, lo griderei fino a non avere più fiato.
lo griderei in faccia a tutto il passato,
soprattutto a quel passato.
e a quei presenti fatti di ritagli,
quei presenti che del futuro non hanno alcun germoglio,
quei ritaglietti stracci fini solo a se stessi.



lo griderei a più non posso, se solo fosse vero.

domenica 16 gennaio 2011

contro l'inverno parte prima (appunti 1 gennaio)



Ho visto una donna che era una coppia.
Camminava lungo la ciclabile
L’aria freddissima a punzecchiare i muscoli
Una giacca bianca e cicciona,
quattro braccia
due gambe bianche il primo istante
due gambe grigie in più, poco dopo.
Ci avviciniamo, di fronte.
Guardo curiosa e nasce un sorriso.
Socchiudo i miopi e sbuca una testa.

Ha i capelli bianchi.
Sguardo a triangolo, la coppia prosegue.










venerdì 14 gennaio 2011

l'orologio

Ma allora è l'orologio a non averci fatti incontrare!
allora, tu c'eri, io c'ero,
in tempi diversi.
E da lì tutto una fine, fino
al nuovo inizio incappucciato
del peggior kaki letterariamente americano.
Mani bracci di macchina trasportatrice,
occhi specchio di colpo luce.
Torna il venerdì giorno di speranze senza speranza.
O forse rimane destinico l'incontro al prossimo marzo.
E mi scopro in treno a dirti, senza che tu già non solo a casa possa sentire.

sabato 8 gennaio 2011

corpo vs parole (parte 1)

Siedono. Lei tiene un libro tra le mani e ne legge dei passi. Lui ha gli occhi chiusi, la ascolta. Sono in salotto, dalla finestra entra una luce che ricorda la sera.
È sdraiata nel suo letto da due giorni. Nulla la fa alzare, non vuole aprire le finestre. Giace nel suo piscio...
S’interrompe un istante, sbircia da sopra gli occhiali, trova quello che cerca, arriccia gli occhi e incalza
“Sì! Ha scritto proprio piscio. Che ti piaccia o no non è una che usa solo parole da signorina”.
“Smettila”
“Cosa smettila?, ho visto subito la faccia che hai fatto, ho visto incresparsi un sopracciglio, la narice sinistra si è leggermente sollevata, quasi fosse spolverata di pepe”
“non è vero, ma scrivere giace e aggiungere piscio... beh, rovina anche la parola giacere!”
“niente rovina niente, come fai a non capirlo?, sono parole, seguono le mode, vanno ad annate, a onde, a profusione limitata nel tempo – non si sgualciscono come i maglioncini, ma a periodi rischiano di puzzare come asciugamani umidi se ogni tanto non le si lava”
“in che senso seguono le mode, e cosa centrano maglioncini e asciugamani? Si è solo involontariamente alzata una narice all’accostamento di giacere con piscio, tutto qui. Comunque non credo che le parole seguano le mode e non credo nemmeno che siano i più o meno colorati vestiti di un discorso. Ogni parola ha un significato necessario per descrivere quella determinata porzione di mondo”
“credo anch’io da sempre che i sinonimi siano grandi narcotici, ma sulle mode... non mi trovi d’accordo. Innanzitutto la moda ha natura comunicativa ed è uno strumento necessario per differenziarsi o aggregarsi, e questo spero mi darai ragione è un bisogno primario dell’uomo...”
“stai dicendo che la moda è un bisogno dell’uomo?”
“interrompermi così non è particolarmente gentile, ma sì, forse sto dicendo questo, se ci pensi da sempre l’uomo usa il suo corpo e le protesi del corpo e i gesti propri del corpo per sottolineare la sua appartenenza o meno a un gruppo. E poi moda mica solo è da intendere come processo di marketing, pensa appunto alle parole, ai nomi propri per esempio, sono gratuiti, hanno un’importanza fondamentale, eppure vanno davvero ad annate, qualcuno ci ha anche fatto uno studio, ma non ricordo chi”
“l’avrai letto nel riquadro delle pagine colte di donnaqualcosa”
“ottimo, oggi scadi facilmente, posso continuare a leggere o preferisci che ti risponda?”
“Non so se voglio ascoltare la storia di qualcuno che si abbandona alla propria minzione”
“sei proprio incredibile, sarà per questo che...”
“che? Che mi sopporti? Che mi rispondi? Che mi leggi pagine e articoli e saggi... da quando non posso più...”
“ti prego adesso non ricadere nel vittimismo, sarà per questo che...”
Si avvicina al suo orecchio, bisbiglia qualcosa.
La narice sinistra si alza ancora, gli angoli delle labbra sorridono, gli occhi rimangono chiusi.
La merda è un problema teologico più arduo del problema del male.
Una mano sfiora il bottone più in alto.
Un respiro s’infila dentro l’orecchio.

Un omaggio a Marcel Marceau

http://www.educational.rai.it/portale/embed.asp?ID=480

lunedì 3 gennaio 2011

Flaubert e riflessioni contro natura parte 1

Nell'educazione sentimentale non succede nulla.
Ci rifletteva un appassionato docente alla sua ultima lezione: non succede nulla. Nello stesso finale, dopo il saluto completo di ciocca di capelli (codice romantico), Flaubert dice apertamente: Et ce fut tout. E lo dice rammaricato lui stesso, arrabbiato col suo vile personaggio. A Frédéric è stata data una seconda possibilità, molti anni dopo, una seconda chance non problematica per compire l'amore che aspetta da tutta una vita, ma non succede niente. All'alba il giovane s'innamora, al crepuscolo il non più giovane ha finalmente la possibilità di realizzare questo amore e non lo realizza. Il disprezzo che Fl. porta a Frédéric ci è dimostrato da svariate frasi, lo fa mentire spudoratamente, gli fa baluginare in testa pensieri indegni.
Fl è arrabbiato perchè ha scoperto qualcosa sugli esseri umani, ha scoperto che Frédéric appartiene a un tipo neurologico che non agisce. Il punto chiave che fa arrabbiare Fl. è che è nella natura di Frédéric non agire, non fare. Quando la possibilità dell'azione si presenta il cervello di Frédéric accende considerazioni e limiti e interpretazioni che lo fanno fermare prima dell'azione.
A questo punto Fl. è disperato, ha scoperto una pericolosa dinamica della psicologia umana.
Non si va oltre la propria natura.
A quanto pare è così, e se nemmeno i personaggi vanno contro la loro natura come possono farlo gli uomini?

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