sabato 10 agosto 2013

la scelta democratica

Un giorno in Kurdistan abbiamo fatto un pic nic. Il giorno è trascorso tra emozioni e cibi, e balli sulla musica a tutto volume proveniente dalla macchina parcheggiata vicino al fiume. È il giorno in cui sono caduta da cavallo. Verso sera abbiamo deciso che era ora di tornare. Alcuni volevano tornare da una strada più breve ma piuttosto faticosa, altri invece da un sentiero lungo e placido con vista sul tramonto e sui monti dell'Anatolia. E qui è la questione. Per me ci si poteva dividere e ognuno poteva fare la strada che voleva. Il gruppo invece vedeva la divisione come un fallimento, e così si è fatta una votazione. Ha vinto un gruppo e tutti sono sottostati al volere della maggioranza. La maggioranza voleva quello che anch'io volevo, quindi m'è andata bene, ma nel caso contrario avrei avuto delle rimostranze. E le avrei tutt'oggi. Perché mai, se ci si può scomporre in due gruppi ognuno dei quali soddisfatto, bisogna procedere tutti in una stessa direzione non condivisa?
Se la maggioranza avesse voluto fare la strada breve e impervia io mi sarei opposta, perché quel gruppo secondo me non doveva necessariamente stare insieme fino alla fine, perché non mi riconoscevo in quel gruppo e nei suoi ideali di condivisione totale, e soprattutto perché non potevo capire dove stava il fallimento se ognuno faceva quello che voleva senza nuocere agli altri.

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