venerdì 14 maggio 2010

Die Brücke


M13, attraversiamo lenti il ponte.
Siamo su un ponte, fuori geometrie di ferro, infrastrutture ovunque, a insacchettare, insaccare, foderare il tram. Alla fermata prima della discesa la vedo salire, si siede due posti davanti a me, sulla destra. Ha un cappotto lungo fino ai piedi, è color beige, piccole scarpe nere con laccetto sulla caviglia, invisibile tacco. I capelli grigi sembrano castani e sono raccolti in un sottile chignon, è truccata. È molto truccata, trucco ovunque ma non troppo, non volgare, trucco dappertutto, sulle gote, sulle labbra, sugli occhi un’ombra scura, una linea antica, trucco nei capelli, sulle unghie… trucco così dappertutto che anche se non c’è si vede un boa di struzzo bordeaux che le circonda il collo, e il beige del cappotto si trasforma in paillettes, il suo sguardo si assottiglia lento e mostra un profilo lussuoso, i tacchi s’innalzano e brillano sulle punte, la borsa rimpicciolisce e contiene ora solo sigarette, il suo profumo di colonia colonizza il vagone.
Si soffia il naso e si rompe l’incantesimo, il fazzoletto bianco non è più ricamato, ma giace raggomitolato tra le mani, tra le rughe, e penso: dev’essere terribile vedersi invecchiare quando si è belli. Non vedo il suo volto, solo minute mani di macchie - di screpolature - di pelle di troppo, il vestito torna cappotto, il boa diventa fazzoletto, i tacchi s’abbassano; il profilo rimane quello, ma gli occhi, adesso, sembrano solo nera pupilla.

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