Anche oggi, così come ieri, così come a maggio dell'anno scorso, così come forse durante tutto il corso degli studi, mi chiedocome sia possibile che:
1. ogni corso di lingua tenda a banalizzare il pensiero dello studente e canonizzarlo.
Dobbiamo proprio tutti parlare nello stesso modo? con le stesse perole? zitti e senza mettere in discussione nulla?
2. ogni corso di lingua porti avanti una serie di stereotipi tra maschile e femminile da nausea. Certo, siamo adulti e capiamo che sono solo esempi, ma insomma!, perchè mai bisogna continuare a lavorare su cose utili solo all'insegnamento e non allo sviluppo di un modo personale di esprimere idee in una lingua.[riflessione che divaga: tutto il tempo rimangono nascosti nei libri di scuola i vecchi stereotipi]
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a parte il mio insegnante bigotto e noiosetto (nonostante abbia un solo anno in più di me), a parte gli esempi mai rappresentativi di un'apertura verso altri modi di vivere o di pensare... sta succedendo qualcosa in Polonia. Sui giornali si parla di donna, e non se ne parla per suggerire l'ennesima dieta, se ne parla in termini altri, di libertà personale, di assistenza da parte dello stato, di diritti e bisogni.
Se ne parla in modo cinico su alcuni giornali, speranzoso su altri. C'è
stato da poco il Kongres Kobiet [Congresso delle Donne] a Varsavia, ancora sto
cercando di capire di cosa si è discusso, a che punto di è arrivati, qual è
stato il confronto internazionale che ha comportato e offerto. I prossimi post
forse riguarderanno questo, e le caramelle gommose, chiaro.
Mi preme però un’ultima
cosa; visto che con un lamento si apre questo post con un lamento si chiude. Intendo
infatti segnalare il blog della carfagna, che ha partecipato all’evento.
Succede sempre così, faccio per non farlo poi lo faccio, mi dico no, non
visitare il suo blog che ti si chiude lo stomaco, non leggere i post fatti come
compitini che niente aggiungono alle tue conoscenze e alla tua visione del
mondo, no S. ti prego non guardare quella foto plasticosa con sorriso politico
a mortificare con la sua sola apparenza gli ideali che si spera almeno nasconda
(visto che non li sostiene ne suggerisce). E invece ci cado sempre e ogni volta
puf, ne rimango proprio amareggiata. Mi fermo qui, tanto se avete occasione di
leggere il post si chiarisce tutto da solo, anzi no, ecco un accenno:
“Ho raccontato ai miei colleghi europei come l’Italia è intervenuta in talsenso, finanziando la realizzazione di asili nido, garantendo orari di lavoropiù flessibili, introducendo sempre più la figura delle tagesmutter, recependola Direttiva 54 in materia di pari opportunità sul posto di lavoro. Il tuttoper far sì che le donne si possano sentire sostenute nel difficile compito difar coincidere i tempi della famiglia con quelli lavorativi. A proposito dipartecipazione delle donne alla vita del Paese, i colleghi europei hanno dimostratoparticolare interesse in merito alla nostra legge sulle “quote rosa” nei cda:un’ulteriore dimostrazione del fatto che l’Italia in materia di pariopportunità non vuole restare alla finestra e che, anzi, un buon lavoro non puòche dare buoni frutti.”
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
1 commento:
Nice.
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