martedì 15 febbraio 2011

Dentro – fuori. (Appunti ennesimi per un primo riordino della complessità)

Ci sono posti dove il dentro e il fuori si confondono.
Luoghi dove il dentro sembra davvero il fuori, luoghi dove da dentro si vede fuori un lampadario appeso al niente. Da fuori si vedono dentro una pianta e un pezzo di cielo.
Tutto è iniziato in un luogo magico, in un tempo magico. Era l’inverno. Era neve. Era un museo col nome di un panino. Era un pomeriggio che sembrava notte fonda. Era la grande città.
Annotai, senza badarci troppo: “come quando si guarda alla finestra e si vede un po’ fuori un po’ dentro, e queste immagini, l’esterno e l’interno sembrano sovrapporsi. A volta ne risulta un’immagine bellissima, altre volte un molesto disordine”.
Qualcosa però, proprio in quel momento che ricordo nitido (dalla finestra le luci blu del giardino fuori si componevano con le lampade al muro alle mie spalle e il grande arazzo era quasi appoggiato laggiù, tra la fontana e l’albero spoglio, e l'intera sala, e me stessa, e il lampadario, e lo sporco del vetro... tutto, il dentro il fuori... tutto era su quella superficie, su quella finestra; temevo addirittura di vedervi i miei peccati scritti a chiare lettere tanto il tutto debordava), si è incastrato nella mia testa, e ancora oggi, ad anni di distanza, il discorso dentro fuori mi fa perdere interi pomeriggi.
Un pensiero di crasi tra dentro e fuori l’essere umano dà ipotesi curiose, esplorabili.
Se apparissimo fuori così come a volte sentiamo dentro avremo forse più teste. Probabilmente più cuori. Di sicuro brandelli di fegato rosicato e stomaci corrosi. Se apparissi fuori, così come forse sono dentro: il muscolo della volontà sarebbe acciaio, il peso della malinconia ingombrante e limitante, la lucidità di alcuni istanti zampillerebbe come una ferita intermittente, l’ingenuità sarebbe pelle liscia, il catastrofismo sarebbe una profonda ruga in piena fronte.
Se proiettassimo insieme al fuori il dentro magari cambierebbe il colore del contorno, la forma della cornice, ci sarebbero macchie sugli schermi tra un ricordo e il vento che soffia.



(1. ricordare di sprecare un paio di pomeriggi, dopo l’esame, in cui pensare al dentro fuori materia - liquidi, respiro, gusto, udito – esplorazione sensoriale dentro fuori ESDF e 2. scambio vitale dentro fuori 3. post a, post b)

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