Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
venerdì 1 giugno 2012
E se dovessı morıre quı? (appuntı dı un gıorno dıffıcıle)
E se dovessi morire qui?
E se dovessi morire qui, schiacciata da un cavallo alla fine di un giorno difficile e di una bellissima passeggiata in montagna? O forse cadendo da un dirupo, o sbattendo la testa su una pietra.
Se dovessi morire qui dovrebbero trasportarmi fino al villaggio e da lì trovare una macchina e portarmi boh, in ospedale? Si riportano in patria i morti? Dove si mettono? Forse mi lascerebbero al villaggio e qualcuno andrebbe per la strada finché il telefono non prende e da lì avviserebbe la famiglia, e la famiglia forse lo direbbe a Diego, Anna dovrebbe avere il numero.
Non è la caduta ad avermi colpito, è quello che ho visto cadendo. Ho visto sopra di me un cavallo e una persona, l'ho quasi sentito perdere l'onda così come l'ho persa io, aggrappandomi a lui e trascinandomelo dietro. E non ho avuto la prontezza di spostarmi, neanche un po'. È stato come un prepararmi al peggio. Due fragili braccia a coprire il viso, gli occhi che spiano nella croce.
E ho pensato: No, non voglio morire in un villaggio del Kurdistan, non voglio morire qui, senza D, senza A, senza famiglia. Non voglio morir così, schiacciata da un cavallo. Non son pronta, niente è pronto a che io muoia. E infatti son qui, a provare a dire quello che ho capito. Ho capito che se uno vuole vivere almeno un po' deve stare attento, e avere rispetto di sé, e non buttarsi nelle mani di chi non ha idea di quali siano i suoı limiti. È stata una giornata lunga e difficile, in molti momenti ho creduto di morire, questo però è stato forte, e quel fianco destro di cavallo lo vedo ancora oscillarmi davanti, con C appesa. Ho avuto paura e se ci penso lo sento nella pancia, proprio lì dove sarebbe atterrato, sento una fitta di spavento, una fitta di come è facile non esserci più.
Sono stanca e tutto il corpo è rivestito di freddo e di dolore, la pelle è bruciata dal sole e la schiena è lì che accoglie la botta della caduta, e il gomito sanguina, e le caviglie fanno male.
Penso che se sopravvivo a cinque giorni così sarò pronta per tante cose. Penso di voler sopravvivere qui con tutte le mie forze. Non so se oggi ho dimostrato la mia forza o la mia debolezza, non lo so nemmeno nei confronti di me stessa.
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