lunedì 12 dicembre 2011

buon viaggio!


Corso Buenos Aires era fredda. Eppure era bella, ampia, le macchine sfrecciavano, le macchine erano più rassicuranti delle donne impellicciate di corso Napoleone. Cercavamo un caffè dove decidere, dove sederci e appoggiare a uno schienale le schiene stanche dall’asfalto, le menti stanche dalle contraddizioni della realtà, di colpo palesate con violenza sotto gli occhi, di colpo scagliate contro il corpo come grandi borse cartonate piene di regali. Il periodo di natale è veleno. Milano a natale è veleno. Cercavamo il caffè e abbiamo trovato un caffè dove tutti bevevano tè. E poi ho deciso quello che era da decidere, e allora la pancia si è rilassata. E mentre uscivamo la signora filippina senza età mi è parsa la persona più gioiosa, gli auguri ripetuti quella volta in più, il sorriso anche quel secondo dopo. Durata d’improvviso come testimone di verità. Come simboli fuori di un dentro. Siamo usciti e di colpo il dover decidere che fare era sparito, il peso della scelta aveva ceduto alla pigrizia, al desiderio nascosto. E si camminava, e ora c’era tempo e la notte poteva anche durare mille anni. Avevo scelto e potevo sballare gli orologi. E c’era un negozio di borse di cuoio e di fronte uno di prodotti i bellezza, e all’angolo la città del sole, e anche se era domenica il macellaio era aperto e addobbato come un gioielliere, e vicino al macellaio boa di struzzo rosa, e rossi, e blu, e neri. Cascate di piume, e maschere, e colori cotonati a far da tenda, a sbarrare l’entrata, come nella caverna magica. Ci pieghiamo e sbirciamo ed entriamo. Gli occhi s’allargano, perchè tutto non ci sta, dentro agli occhi. Costumi per lo più, e una disco ball gigante, e vetrinette di vestiti gioiello, e piume. E un signore con un cappello, e la cadenza di chi interpreta volentieri un ruolo. La voce di chi guarda dall’alto, di chi non si può scalfire. Tre due uno, bla bla, che meraviglia, ti piace è, sì. Poi usciamo, perchè è stretto e fitto, e il signore occupa il suo spazio e è come se parlasse dall’alto, come se si aspettasse qualcosa, e io ho paura delle aspettative delle persone, anche se sono piccole, anche se sono simboli. Ma mentre pieghiamo la testa e tra i manti cerchiamo la via ecco che dall’alto la voce sicura e di colpo gentile esclama senza ironia: buon viaggio! E corso B.A. diventa solo BA, e almeno per me finalmente sparisce il natale e comincia il viaggio.

Nessun commento:

Archivio blog

unknown ID