Concludo in questo istante Gottland, di Mariusz Szczygiel (traduzione di M. Borejczuk).
È notte. È estate ma sembra autunno. Anche il libro è un po’
così e confonde le carte. Non si sa più da che parte guardare, si è dentro a
qualcosa. Si ha la testa piena di dettagli. Tutti i dettagli formano un insieme
complesso e ricco e ben inquadrato. Ma è troppo bello fermarsi sui dettagli,
almeno per me, e così non riesco a vederne l’insieme. Forse mi servirebbe una
rilettura.
È un libro divertente, e il fatto che lo sia è paradossale,
perchè narra della Repubblica ceca sotto il regime, e lo fa in modo
disincantato, argomentato, severo quanto serve. È un libro ben scritto, una
scrittura densa di fatti, di carne mi verrebbe da dire, no anzi, una scrittura
piena di domande e di ricerche e qualche risposta mai servita ma sempre
nascosta tra i fatti. Allora forse carne non è la parola giusta, è una
scrittura chiara, schietta, irriverente. Una scrittura che, magari per mio
amore personale magari per temi trattati, associo al Cataluccio del Vado a vedere se di là è meglio e al Kundera dei libri “didattici”. È un libro, questo
di Szczygiel, che insegna tante cose senza volerle insegnare, che dice e apre
mondi che vanno poi approfonditi, è un libro di aneddoti storici, è un libro di
persone, anzi, di Persone, con un nome un cognome una storia o magari solo un
ritratto, un capitoletto, il tempo di una chiacchierata, il tempo di una porta
sbattuta in faccia. È un libro complessivamente incompleto e proprio per questo
aperto. (desidero però far notare che ogni capitoletto è chiuso con grande maestria,
ognuno ci dona di quei finali al bacio, quelli che si può poggiare il libro e
gustarsi l’ultima frase).
Cose mie da approfondire:
1 commento:
Invoglia a leggerlo :-)
Certo che anche "vado a vedere se di là è meglio" è proprio un titolo formidabile. Mi fa pensare a quando andai in Romania. Mi ero detto proprio così: andiamo a vedere se stanno meglio...
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