oggi che le parole sono chiuse col lucchetto nella testa, di nascosto persino dal pensiero, e si uccidono senza badare alle conseguenze.
In questo giorno di lutto del razionale. Sono nelle gallerie del vento, in silenzio.
Qui dove la natura vince. Dove irrompe.
Cammino sperando di non incontrare la fine.
Sento il peso dello smalto sulle unghie.
Il lago si fa di liquido metallo, le nuvole, le montagne, tutto è sui toni del piombo, per un attimo ancora un po' di sfondo bianco, lontano, un po' di verde ai bordi, per ricordare che il mondo è a colori.
Poi puf, inizia la tempesta.
così ho camminato
così ho sentito il peso dei vestiti aumentare passo dopo passo
così ho smesso lenta di sentire il freddo
e gli occhiali scivolavano dal naso gocciolanti
e i capelli erano spugna
e l'acqua colava tra le gambe sulle braccia tra i seni
e l'abito militare era d'un verde sempre più scuro
e le scarpe ad ogni passo si inzuppavano
e il quaderno, alla fine, aveva tutte le pagine incollate.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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