Vengo da una famiglia che s'innamora. Che s'innamora delle cose, delle persone, delle cose in cui mette cura. Prima il papà l'ha confessato, Ho comprato dieci radio rovinate per ripararle e rivenderle, ma man mano che le aggiusto me ne innamoro.
Ed era così strana quella parola nella sua bocca. Mi sembrava mia, una mia parola nella bocca del papà. Un'ammissione inaspettata, un sentimento scivolato fuori per sbaglio, senza un ragionamento dietro, senza una razionalizzazione. Come un sassolino che rotola fuori.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
2 commenti:
Mi sembra una condizione desiderabile. Anche a costo di correre il rischio di continue, reiterate delusioni.
Ai miei rimprovero - senza dirglielo - un eccesso di calcolo nella gestione della loro vita (e della mia, finché seguivo loro). Un calcolo che mi spiego con la povertà patita (da loro, non da me) e con la paura di ricaderci, ma che li ha inariditi, impedendo loro di godersi la vita quando hanno potuto.
E' un libro ?
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