Il terreno del peloponneso era rosso ocra, pulsante e arido. Polveroso. Il cielo era blu e pieno di nuvole e così ampio, così grande. Ballavo nel cortile della grande casa tra un ulivo, un’anfora rotta, lavanda stuzzicata tutto il tempo da api rumorose. Era pomeriggio e qualcuno spiava dalla finestra del secondo piano. Alzai lo sguardo e arrossii sorridendo con le labbra a sinistra, poi chiusi gli occhi e continuai a ballare sotto il sole bruciante, la pelle umida di sudore, qualcosa di simile alla gioia al centro della pancia.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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