In questi giorni non guardo molto i telegiornali perchè sento una repulsione fisica a ciò che sento e vedo. Oggi per esempio per sbaglio ho sentito la parola fiducia, e dal contesto ho subito capito che l'hanno derubata del suo significato, questa povera parola.A volte però mi capita di sentire un radiogiornale guidando, di leggere alcuni articoli, di passare davanti a una vetrina che vende televisori (e beccare l'unico momento in cui la d'urso -minuscolo irrispettoso voluto- è al bagno), d'imbattermi insomma, nella situazione italiana, così come la descrive chi fa l'informazione, quando accade mi sembra di studiare un libro di storia. Nei libri di storia un capitolo sì un capitolo no inizia con una carestia, col malcontento popolare, con rivolte politiche, con abusi di potere, con mancanza di lavoro, con condizioni inaccettabili. Ecco, siamo nel capitolo sì, mi dico. Gli studenti sono in piazza, le madri davanti alle discariche, i mariti nelle strade di rifiuti, i professori sopra i tetti, gli immigrati sulle torri, i mezzi pubblici sono in sciopero, il freddo è il più freddo del mondo, Pompei si sgretola, l'Aquila rimane maceria, le madri uccidono i figli, nel lavoro vige, per i più fortunati, il precariato, la benzina è diventata bene di lusso, la cultura un vezzo.
In questi giorni non guardo molto i TG, non leggo molto i giornali e cerco di ascoltare la Barcaccia guidando, anzichè le notizie, non vedo l'ora di iniziare il nuovo capitolo.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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