mercoledì 26 ottobre 2016

I nuovi pionieri e la scema del villaggio

Oggi correvo, ho provato una nuova stradina tra i campi ma era molto fangosa, così ho ripiegato per il solito giretto nel paese, senza sapere che è giorno di mercato.

Nella corsa ho avuto un'intuizione, una sciocchezza che devo approfondire (quindi può essere che tutto quello che segue è sbagliato e non funziona così), ma la dimentico se non me la appunto.
Ieri sera a cena il nonno ha dato delle figurine alla bambina e le ha dato tre buoni scuola. I buoni scuola e le figurine li dà un supermercato di Lombardia. I buoni scuola vengono consegnati a scuola e credo che corrispondano a strumenti didattici che la scuola può acquisire.
Nello scambio ho realizzato che dove vivo io non ci sono buoni scuola, ma appena l'ho detto mi è stato risposto che dove vivo io non ce n'è bisogno, che siamo una regione ricca.
La bambina stamattina è andata a scuola e ha consegnato i buoni scuola alla maestra, anche altri bambini probabilmente. Me li sono immaginati col grembiulino, in fila, che davano i buoni alla maestra, e lei rispondeva, brava bambina, oggi ne hai portati tre, che bravo questo maschietto, ne ha portati cinque, e così via. Ci mancava solo, nella mia immaginazione, chiaro, che la maestrina dicesse: consuma di più, così ti diamo un righello, dillo anche alla nonna che compri all'esselunga, così ti diamo una gomma.
Fantasia che corre di sicuro più veloce di me. Tra l'altro avevo i pantaloncini corti e non c'è persona che non abbia interagito “oh che atleta” “ah, bella calorosa” “forza forza” e così via, che mi son sentita proprio la scema del villaggio.
Dicevo che fantasticavo a tutta birra, e mi sono venuti in mente i pionieri, gli ottobrini, quelle organizzazioni di bambini e ragazzi, sotto il comunismo e socialismo, quelli che andavano a fare la raccolta del ferro per poi venderlo e guadagnare gli spicci per le lavagne nuove. Quelli che ripulivano collettivamente il giardino, che ricevevano punti se aiutavano i vecchietti ad attraversare... (la mia fonte è la letteratura, ben inteso, se ci sono errori prendetevela con i libri keller).
Ecco, mi son venuti in mente loro. Con la differenza che gli ottobrini e i pionieri facevano per il bene comune, e qui invece i grembiulini sono l'incentivo a consumare per il bene comune. I nuovi pionieri. Bambini come tramite per alimentare i consumi in quel supermercato lì, bambini a cui non è richiesto di fare delle buone azioni né alcuna responsabilità (ci mancherebbe, è il 2016, i bambini basta che siano belli), solo di portare il buono scuola che guarda caso è in mezzo alle figurine.
Ecco, a me pare tutto un po' confuso. Mi pare che i bambini potrebbero benissimo starne fuori, se il buon supermercato ha voglia di aiutare le scuole può fare tutto attraverso i genitori, visto che sono loro a pagare. Mi viene il dubbio, ma qui mi pare di esser già in una puntata di black mirror, mi viene il dubbio che non sia una sorta di marketing in prospettiva.

E allora dopo la corsa di oggi tornerei dal nonno, e gli direi che magari noi (sempre odiato questo noi), che noi magari non ne abbiamo bisogno, ma che è il caso porsi delle domande nel momento in cui si svende lo sviluppo della capacità critica dei bambini per un bel righello nuovo.

1 commento:

Sara Passeggini ha detto...

rettifico, mi hanno detto che anche da "noi" ci sono i buoni scuola...
tié

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