venerdì 19 aprile 2013

Appunti sul pastore (testo di fretta, e provvisorio, per non dimenticarmi)

Il pastore da tre giorni bazzica con tante pecore sulla ciclabile. In questi tre giorni l'ho incontrato quattro volte, se io o lui parlassimo come le persone normali ormai saremo amici, l'ho già visto volte più di tanti amici, a dir la verità. Ma non abbiamo parlato per davvero.
Il pastore ha un cappello verde, che ha la forma di quelli che si fanno in un zic con la carta di giornale. Ha un cane che si chiama Stich (magari si scrive diversamente, ma quasi di sicuro non si scrive) che sembra un misto tra un pastore del caucaso, austriaco e olandese (giuro ho perso almeno una quindicina di muniti per cercare), e ha il pelo come rovinato, come una pecora brizzolata mal tosata eppure dignitosissima. E infine ha una pupilla slabbrata, spupillata, gocciolante; è insieme bella e brutta, sembra proprio che il puntino nero della pupilla abbia lasciato cadere da sé una gocciolina, gli occhi sono gialli e verdi, più gialli.
Il pastore è giovane e parla sempre al telefono, ha un accento che non è un accento ma un modo di parlare leggermente diverso, come in svizzera nei cantoni che parlano italiano.
Ci siamo incontrati quattro volte, passo, mi fa un cenno. Passo gli accenno un sorriso.
Prime parole, l'atroieri:
corro, mi ferma per chiedere un'informazione, forse lo guardo tra lo stranito e lo scocciato (perché non ho la prestanza per essere davvero scocciata se qualcuno mi ferma mentre corro, sono così scarsa che mi fermo persin da sola, però a volte si prende il passo e...). Coglie di sicuro lo sguardo perché esordisce: “Sono un pastore, cerco delle sigarette”, e gli spiego dov'è il tabaccaio e il gelso, la strada... poi corro e penso che ha ben chiara la propria identità, che si presenta come il pastore. Come se dicessi: “sono una redattrice cerco il bagno”.
Seconde parole, stamattina:
Sono in bici, lo vedo che fuma e cammina, Stich al suo fianco, il cappello sulla testa, fa per farmi un cenno, rallento, mi fermo, lo guardo: “sono uscite”, e lui: “tante?” e io: “è un po', da un buco nella rete”, “grazie”.
E mi sono sentita un po' pastora, e al ritorno dal lavoro l'ho rivisto, sdraiato vicino al fiume, il cappello sul naso, il solito cenno. E nel frattempo il cane teneva le pecore sul prato a fianco della ciclabile, senza reti, solo Stich, e ho pensato che almeno certi giorni vorrei essere una pastora, anche solo per godermi la maestria con cui questi cani perimetrano le pecore colla loro sola presenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

A Dog After Love
After you left me
I let a dog smell at
My chest and my belly. It will fill its nose
And set out to find you.

I hope it will tear the
Testicles of your lover and bite off his penis
Or at least
Will bring me your stockings between his teeth.

Y.Amichai

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