venerdì 21 settembre 2012

Sava

Passavo. Alla destra un negozio di scarpe che metteva al riparo il carrello espositivo scorrevole. Alla sinistra un odore. Ha iniziato a piovere, la pioggia ha enfatizzato l'odore e di colpo non ero più lì nella piazza XXX. Si tratta di sigarette scadenti. L'odore di sigarette scadenti mi riporta sempre nei Balcani, a Plavno, ai circoli per uomini. A Plavno c'era un uomo, Sava, il nome quasi come il mio. Età indefinibile, capelli tutti bianchi, occhi glaciali, barba anch'essa bianca sulla carnagione abbronzata dall'estate. La storia di Sava non la so, non la ricordo, so che era pazzerello però, che trascorreva gli anni entrando e uscendo da cliniche per malati mentali. Ma chi prendo in giro? Che ci fossero state cliniche per malati mentali nel villaggio serbo dell'entroterra croato nel '98? magari era solo un ospedale, così spero. Sava mi piaceva, e io gli piacevo. Sara, diceva con quella r particolare, e parlaparlaparlava fitto, di musica soprattutto, e a me sembrava di capire, giuro mi sembrava di capire. E poi mi offriva una sigaretta, e guai a rifiutare. E allora fumavamo insieme sigarette scadenti, a volte senza filtro; e bevevamo quel succo concentrato diluito nell'acqua. In questo cortiletto che ricordo tanto bene quasi fosse stata casa. Cementato per metà, con un tronco grande a fare un po' da panchina, e un tavolo al centro, a volte due se si era in tanti -e d'estate spesso si era in tanti, d'inverno, a pasqua, lì no, lì c'erano solo i veri affezionati, lì c'era chi non voleva essere altrove.

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