Passavo. Alla destra un negozio di
scarpe che metteva al riparo il carrello espositivo scorrevole. Alla
sinistra un odore. Ha iniziato a piovere, la pioggia ha enfatizzato
l'odore e di colpo non ero più lì nella piazza XXX. Si tratta di
sigarette scadenti. L'odore di sigarette scadenti mi riporta sempre
nei Balcani, a Plavno, ai circoli per uomini. A Plavno c'era un uomo,
Sava, il nome quasi come il mio. Età indefinibile, capelli tutti
bianchi, occhi glaciali, barba anch'essa bianca sulla carnagione
abbronzata dall'estate. La storia di Sava non la so, non la ricordo,
so che era pazzerello però, che trascorreva gli anni entrando e
uscendo da cliniche per malati mentali. Ma chi prendo in giro? Che ci
fossero state cliniche per malati mentali nel villaggio serbo
dell'entroterra croato nel '98? magari era solo un ospedale, così
spero. Sava mi piaceva, e io gli piacevo. Sara, diceva con quella r
particolare, e parlaparlaparlava fitto, di musica soprattutto, e a me
sembrava di capire, giuro mi sembrava di capire. E poi mi offriva una
sigaretta, e guai a rifiutare. E allora fumavamo insieme sigarette
scadenti, a volte senza filtro; e bevevamo quel succo concentrato
diluito nell'acqua. In questo cortiletto che ricordo tanto bene quasi
fosse stata casa. Cementato per metà, con un tronco grande a fare un
po' da panchina, e un tavolo al centro, a volte due se si era in
tanti -e d'estate spesso si era in tanti, d'inverno, a pasqua, lì
no, lì c'erano solo i veri affezionati, lì c'era chi non voleva
essere altrove.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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