Luci accese – luci spente.
Una piccolezza nelle foto nei disegni,
un vivo o un morto – un vuoto o pieno nella realtà, certe volte.
Appena finito Cronache di Gerusalemme,
di Guy Delisle. Un fumetto semplice nella forma, umile nel proposito,
ma molto pieno di spunti, nozioni, dettagli.
Mi piacciono i dettagli, mi piace chi
nota una scritta su un braccio, un volto affilato e barbuto. Chi
guarda ogni tanto i graffiti sui muri. Mi piace anche chi anziché
dare lezioni di vita o di storia racconta le piccole cose, un mazzo
di chiavi che cade nella fessura delle porte scorrevoli di un
ascensore, il trovare sempre un museo chiuso, il rinunciare,
talvolta, a ciò che si sarebbe voluto fare perché la quotidianità
non lo consente proprio così come era stato immaginato. È dolce, il
disegnatore disegnato, è dolce il suo sguardo mai giudicante sebbene
attento.
Quindi mi piace, lo dichiaro senza alcuna autorità ma benvolentieri
un reportage a fumetti ben riuscito, l'ho letto con entusiasmo per il
tratto nitido e morbidamente squadrato e mille accuratezze verso il
lettore... eppure. Qualcosa, qualcosa di inconsistente stona, una
sensazione, un odore: la distanza. È un reportage a fumetti che
racconta un anno di vita a Gerusalemme, il conflitto, i posti di
blocco, i luoghi (tanti luoghi, tanti luoghi, e sempre un piccolo sé
che li disegna nel disegno), le abitudini, lo shabbat, le pasque,
tanto tutto... ma con una distanza, di certo propedeutica, di certo
saggia necessaria. Purtroppo, per me pretenziosa, curiosa,
impertinente – una distanza un briciolo spiacevole: una moglie
fantasma, un'emotività appena accennata. Una sorta di abitudine al
vivere e staccarsi nel modo meno doloroso possibile dai luoghi. Ecco,
ci son riuscita a identificarlo, è questo il piccolo superficiale
dispiacere che ho avuto nella lettura, il non affezionarsi
dell'autore, il non dare e non prendere da un posto quel qualcosa in
più; ma di certo faccio l'errore che sempre rimprovero agli altri,
lo scambiare il racconto per la vita vera. Quindi chiudo qui, e nelle
luci accese o spente leggo tutto il prezioso non detto.
p. 332, Cronache di Gerusalemme |
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