Ho tagliato i capelli di corsa, l’altro giorno. Così in
fretta che ho solo rasato le parti laterali mantenendo intatta la lunga ciocca,
legata da una molletta nella parte centrale. Non l’ho davvero mantenuta
intatta, col rasoio per sbaglio ho appena preso un ciuffo, ho sentito il rasoio
inceppare, ho spento, recuperato la borsa e perdifiato corso verso il treno.
Leggevo, vagone pieno, circa l’una, al mio fianco una
signoruzza occhiali su punta del naso più catenella, davanti a me due giovani
di colore, di fronte a sinistra (io sedevo controverso) quattro giovani
chiacchieronsuperficialfastidiose piene di borse cartonate coperte da loghi di
note marche. Con naturalezza ho tolto la molletta per poggiare la testa sul
sedile e lasciarmi addormentare qualche minuto. Quel dormire abbandonato, breve
e pieno di sogni, con la testa che cade e si rialza in loop. Tolta la molletta
però ho visto la prima bionda guardarmi e strabuzzare gli occhi. È
l’acconciatura punkcasuale, ho pensato quasi con fierezza, sempre bello shockare
le benpensanti. Poi abbasso lo sguardo sulla maglia e puf, lì giace un fitta
ciocchettina di capelli, finalmente rilasciati dalla molletta dopo lo spregiudicato
taglio errato. Arrossisco, faccio per toglierli dalla maglia di lana, ma sono
tanti, si sparpagliano, non sono lunghi, mi sfuggono. Smalto rosa
Poochie continua a guardarmi bocca aperta. Bene, mi dico mentre anche le altre girano
perplesse il viso, inizia lo show. E piango in silenzio. Raccolgo i capelli
dalla maglia, li butto nella tasca cestino metallica sotto il finestrino, e
ogni gruppetto dorato gettato respiro più a fondo, ogni passaggio di mano il
peso della vita che cresce, preziosa bellezza buttata. Sì, la malattia è
terribile, bisogna combattere e farsi forza, bisogna accettare che sono solo
capelli. Che sono solo capelli, e le lacrime scendono. E piano li tolgo tutti,
e ogni tanto uno sguardo triste ai sedili di sinistra ormai silenziosi e
turbati. Sì, perchè non tutti hanno una folta chioma, perchè magari, tu
sciacquetta pronta a criticare il tagliopunkcasuale, non hai pensato nemmeno
per un minuto che forse...; e mentre prendo un fazzoletto dalla borsa per
asciugarmi gli occhi penso Ecco, forse è brutto scherzare su queste cose, ma
pensa a cosa pensa adesso. Magari che sto morendo, magari che la vita ha una
fine, che l’aspetto a volte cambia anche senza che lo vogliamo, che c’è chi sta
peggio, che l’unghia scheggiata non è un dramma così grande, che come insegna
Paulo Coelho bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, e essere se stessi...
E ammetto che un po’ ghigno dentro di me, che il teatroinvisibile non è morto e che lo si può portare avanti con un po’
d’improvvisazione; penso che il mio cinismo e la mia intolleranza verso le
persone sfiorano i limiti di guardia, che il lettore Anonimo sarà pronto ad
attaccare un uso poco delicato della malattia per scopi non specificati. E a
questo lettore, che già non tollero, rispondo che si tratta dell’effetto
ipotiposi, una rappresentazione della realtà più vivace della realtà stessa, ma
anche che forse non è la realtà, è solo l’immaginazione; e aggiungo anche,
tirandomela un po’, che l’argomento con cui si anticipa la mossa
dell’avversario (l’intollerabile lettore Anonimo) per difendere e attaccare, è
la prolessi.
6 commenti:
se non tolleri i lettori anonimi dovresti fare a meno di tenere un blog pubblico...
ci sono ottime impostazioni per la privacy!
:) Eccoti Eccoti!
Guarda che è solo te che non tollero, non tutti i lettori anonimi
Mi inginocchio di fronte ai tuoi pensieri profondi, al tuo essere una vera alternativa che si fa le acconciature anticonvenzionali in un brutto mondo superficiale che giudica solo le apparenze...sei così fuori dagli schemi, così incompresa, così originale e diversa da tutto e da tutti...così matura, ma allo stesso tempo così giovane con un universo intero da scoprire!
non credo che si debba essere menti geniali a capire che avrei commentato...non mi sembra che ci sia la fila di commentatori o di gente iscritta a questo blog...se ti danno fastidio le critche e vuoi solo che la gente ti dica "brava!brava!" forse avere un blog pubblico non è il modo giusto.
detto questo, chiudo la polemica e tanti cari saluti...hai perso il tuo unico lettore (o, almeno, commentatore)
leggevo il tuo blog perchè mi faceva sorridere, preferisco dedicare il mio tempo libero ad altre attività
uno scrittore senza lettori può essre chiamato tale? E se scrivi per te stessa, perché allora lo fai in un luogo pubblico?
saluti
Faccio un profondo respiro e anzichè accanirmi alla gratuità delle tue provocazioni, o alla generosa cattiveria (probabilmente un po' ingiustificata, visto che non credo di conoscerti), ti dico alcune cose che mi sembrano importanti.
- Secondo me nel tuo modo di leggere questo blog c'era una confusione di piani, sei partito dal presupposto che io parlassi di me solo perchè uso la prima persona, e ti sei sentito chiamato in causa come se ci conoscessimo.
- Mi sembra che nelle tue critiche ci sia un ragionamento fallace, in particolare in questi ultimi commenti mi attacchi con un argomento ad personam anziché criticare il testo. Cioè con malvagia ironia punti il mio stile di vita o di pensiero o di comportamento (peggio, riprendendo il primo punto, quello che assumi sia il mio stile/taglio/...).
Mi spiace che abbia frainteso i miei intenti, che mi abbia scambiata per una scrittrice e che tu non riesca a cogliere e godere dei piani diversi rispetto all'aderenza alla realtà con cui gioco in questo spazio, che è sì pubblico, ma da me gestito. Accetto le critiche feconde, quelle al testo, non gli sputi che vengono da chi non ha nemmeno il coraggio di firmarsi. E devo essere sincera, non credo di volere un lettore così, così arrabbiato e frustrato, così polemico e insoddisfatto. E se tra i lettori ne resta solo uno e si tratta di mia sorella o del mio compagno pazienza, se il lettore capita a caso e dopo un attimo cambia pagina pazienza, si tratta di un gioco, di parole che provo a stendere con media cura; di uno spazio e di un intento che a dir la verità non meritano il tuo accanimento, così come io non merito un attacco alla mia persona.
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