venerdì 28 agosto 2020

ho iniziato la Recherche e me la dimentico man mano se non mi segno le cose belle

 

Durante il lockdown sono stata giù di morale e non solo, non ho ancora aperto gli appunti per rileggere, mi viene qualcosa alla pancia al solo pensiero.

Ho letto molto però, ho letto e riletto i libri a cui ho lavorato, ho letto libri nuovi, ho letto libri lunghi, lunghissimi anche. Ho sempre creduto di essere una lettrice da libri corti, agili, intensi ma gestibili – invece mi sono riscoperta più paziente e tenace, capace anche di distribuire la lettura e non solo di gettarmi nelle letture voraci.

Così, anche se il lockdown era finito e l’estate nel pieno e i lavori sono ripresi come proiettili dum dum (quei proiettili che entrano e una volta dentro esplodono in modo da ferire quanto più possibile) ho pensato di iniziare Proust, ho cercato l’edizione giusta, l’ho ordinata in un unico volume - perché economicamente era un investimento comperare quell’edizione nei quattro meridiani o nei cofanetti - e poi una volta ricevuta ho capito che è poco pratica e in biblio ho preso il primo libro nella stessa traduzione ma in un’altra edizione più facile da trasportare.

E l’ho iniziato.

Riesco a leggerlo solo la sera, poche pagine per volta, sono ancora al primo libro. Certe sere mi annoia con le descrizioni meticolose, altre sere è così denso che per capire devo usare tutte le forze, altre sere ancora è illuminato e mi apre gli occhi con la consapevolezza che mi regala.

Ieri sera è stato così, e siccome non è la prima volta e il libro è così grande che mi ci perdo ho pensato fosse buona cosa segnarmi qui certe frasi o concetti che mano a mano leggo e mi piacciono o ci devo ritornare.


Libro 1, Dalla parte di Swann (Ed. Mondadori, trad. Raboni)


Ma all'età già un po' disincantata cui Swann si approssimava e nella quale ci si accontenta d'essere innamorati per il piacere d'esserlo, senza eccessive esigenze di reciprocità, quell'avvicinamento dei cuori, pur non essendo più, come nella prima giovinezza, lo scopo verso il quale tende necessariamente l'amore, continua in compenso ad essergli connesso da un'associazione di idee così forte che può, precedendolo, divenirne la causa. Un tempo si sognava di possedere il cuore della donna di cui si era innamorati; più tardi, sentire che si possiede il cuore di una donna può bastare a farci innamorare di lei. E così, nell'età in cui sembrerebbe, poiché nell'amore si cerca soprattutto un piacere soggettivo, che il gusto per la bellezza della donna dovesse avere una parte decisiva, può succedere che l'amore - l'amore nel senso più fisico della parola - nasca senza che vi sia stato, alla base, il precedente del desiderio. A quell'epoca della vita l'amore ci ha già colpiti parecchie volte; la sua evoluzione non segue più soltanto le proprie leggi ignote e fatali davanti al nostro cuore stupefatto e passivo. Noi gli andiamo in aiuto, lo alteriamo con la memoria, con la suggestione. Riconoscendo uno dei suoi sintomi ricordiamo, facciamo rinascere gli altri. Dal momento che la sua canzone, incisa per intero dentro di noi, ci è familiare, non occorre che una donna ce ne suggerisca l'attacco - pieno dell'ammirazione suscitata dalla bellezza - per recuperarne il seguito. E se comincia a metà - là dove i cuori si avvicinano, dove si parla di non vivere più che l'uno per l'altra - siamo abbastanza esperti di questa musica per poter subito raggiungere la nostra partner al punto esatto in cui ci aspetta.

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