Dopo due mesi faticosi vado in pausa,
come l'Italia. Finalmente nel lavoro che in questi mesi ha richiesto
di più è chiaro che per venticinque giorni non si fa nulla, si
riprende solamente dopo.
Meglio per me, mi dico egoisticamente,
che ho altri due lavori indietro e di quel lavoro alla fin fine ne ho
quasi piene le palle, è tutto un fare e disfare e stare dietro a
tutti. E poi ormai ho il ferro a livelli giusti riesco a correre
senza boccheggiare.
E così parto per il mio letargo nei
libri e le passeggiate e le corse, tra l’altro lavoro a un libro
bellissimo, ambientato nell’Artico, con tutta la solitudine e la
bellezza che uno può immaginarsi.
In queste notti però, come nel pieno
del lavoro, ecco che la mattina presto presto mi sveglio coi
pensieri: chissà se X è poi partito per il viaggio, chissà se Y è
diventato papà, chissà se Z che ha i genitori vecchi è
preoccupato, chissà se A sta lavorando o è a casa, chissà se B
lavora da casa, se C ha poi fatto quella cosa là di cui mi ha
accennato, chissà se D è riuscito a rientrare dal viaggio, chissà
se E studia per gli esami adesso che ha il tempo, e se a F fa piacere
stare coi figli o è già stufa… e così per tre/quattro alfabeti.
Così nel dormiveglia da tre quattro
giorni mi dico: chiama, chiedi, tu sei la responsabile alla fin fine.
Il collegamento. Tu sai i cazzi di tutti, chiaro che poi ti svegli la
mattina per vedere come è andata a finire...
Così stamattina ho scritto una mail,
facile facile, in cui racconto cosa faccio e chiedo agli alfabeti
come stanno, che fanno. Dico loro che li penso, che dobbiamo tenere
duro, che soprattutto, anche se è tutto in stop, non dobbiamo
dimenticarci l'un l'altro, che mi mancano.
E le risposte che arrivano mi regalano
una fotografia del mondo, di questo mondo, di un mondo che va avanti
e che è fragile ma tanto umano. Un mondo in cui certi son già stufi
di provare a tenere a casa i figli adolescenti, di chi è fermo in
svizzera e aspetta a rientrare, di chi è senza lavoro e ha giorni
lunghissimi, di chi è nel sud a guardare il bel tempo dalla
finestra, di bambini nati che sembrano morbidissimi, di chi riscopre
la bellezza di una colazione lenta con la propria famiglia, di chi ha
paura, di chi ha per compagna un'infermiera e non la vede da giorni,
di chi non conosco ancora di persona e mi dice che quel messaggio gli
apre il mondo di ciò che ha lasciato, di chi mi manda cose
divertenti... un mondo pienissimo di cose vere e inaspettate e umane,
che mi riconcilia col mio ruolo e per certi versi anche con questo
lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento