Mi piace l’autunno, si sa. Il cielo ingrigisce, s’incupisce, e non c’è più bisogno di essere felici e forti. Si può essere riflessivi, si può essere tristi e stanchi. C’è nell’aria la freschezza e l’umidità della notte si trascina fin durante il giorno.
Si corre meglio d’autunno, sotto una pioggerella d’acqua o di foglie.
E poi in autunno si può stare zitti con la faccia da gioconda mentre si prova ad ascoltarsi e capirsi.
L’autunno chiama boschi, vialoni di parchi di città, terrazze alte e venti che arrivano non si sa mai da dove, certe volte già freddi dalle alture, altre curiosamente caldi, dai deserti?
E si mette il giacchettino, il primo maglioncino, le calze.
È arrivato l’autunno e lo accolgo col sollievo di chi può abbassare la maschera e sentirsi al sicuro.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
giovedì 24 settembre 2020
si può essere tristi e stanchi
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