La Bambina mi ha cancellata dal
capodanno.
Eravamo in montagna in tre, io, lei e
D., ma nel temino che ha fatto per la scuola erano in due, lei e D.
Erano loro ad aver trascorso la
settimana in montagna, loro ad aver fatto la spesa a Trepalle perché
costa meno, loro ad aver giocato a labirinto (e la bambina dice che
ha perso), loro ad aver mangiato la salamella e aver trascorso una
serata così bella, che la Bambina si augurava non finisse più.
Quando l'ho letto sono rimasta molto
colpita, mi sono sentita cancellata. Ingiustamente.
Certo la Bambina non l'ha fatto per
disamore, non l'ha fatto per me, non è personale, lo so, ma questo
evento mi ha molto fatto pensare a chi è la matrigna e a come sia
difficile, per un bambino, trovare le parole per dirlo senza
percepire una stortura in questa figura.
Parto dall'inizio.
La Bambina mi conosce da quando è
piccolissima, da sempre. Ci piacciamo certi giorni, meno altri
giorni. So come piange, cosa le piace e cosa no, so quando è meglio
lasciarla in pace e quando invece farle il solletico, so i suoi
abbracci della buonanotte e so come non le piaccia lavarsi i denti e
farsi il bidet, so i suoi odori.
So parlarle di cose serie, so
addirittura dirle: “Bambina, mi hai cancellata dal capodanno e
adesso, dentro di me, sto continuando a ripetermi che non l'hai fatto
perché non mi vuoi bene, ma perché magari non ti sentivi di
affrontare l'argomento in classe o altri motivi più sociali che
personali, però è difficile, devo proprio dirmi: anche se la
Bambina ti ha cancellata ti vuole bene.” e non è facile da dire e
neanche sentirselo dire.
Anche la Bambina sa di me, vede quando
sono di umore torvo, sa che la mattina dormicchio o leggo il
giornale, sa che mi piace ballare, e sa su cosa sono permalosa.
Io e la Bambina andiamo d'accordo, io e
la mamma della Bambina andiamo d'accordo, io e il compagno della
mamma della Bambina andiamo d'accordo, e così D., con la mamma e col
compagno della mamma.
È tutto alla luce del sole, difficile,
diverso, ma quotidiano, pulito, pieno di sincerità. Eppure la Bambina non se l'è sentita di
scrivere che eravamo in tre, e che io ho vinto a labirinto.
Non credo di raccontarmela quando
decido di non prenderla sul personale, ma questo non toglie che un
po' di male lo fa.
In fondo sono otto anni di ricordi,
fatiche, ricerca di equilibri, bagni al lago, viaggi, prati, libri,
cartoni animati, aperitivi, giri in bici, compiti, passeggiate,
buonenotti e buongiorni e pranzi, cene, discorsi, pipponi, giochi in
scatola, canzoni.
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