mercoledì 6 luglio 2016

appunti

- Non vado quasi mai a teatro. Non ci vado perché ogni volta soffro. Quando non funziona mi arrabbio perché usurpano la bellezza di quell'arte lì. Quando funziona mi viene il magone perché l'ho accantonata, quell'arte lì, per la sopravvivenza. Non per la sussistenza, proprio per la sopravvivenza, proprio perché era faticoso e logorante stare sempre nudi nel mezzo del gruppo giudicante. Ma forse è che erano i gruppi sbagliati, o forse lo sbagliato è che erano gruppi. Comunque quest'anno sono dieci anni che l'ho abbandonato e non mi è ancora passata, e così vado poco a teatro.
L'altra sera sono andata a Pergine spettacolo aperto ed è stato bello. FÄK FEK FIK, un omaggio allo Schwab delle presidentesse. Bello e forte e ben fatto, un viaggio vorticoso verso il basso, come quelle voragini che ci sono in certi laghi o fiumi, e mi è venuto il magone, ma un magone che ne vale la pena. 

- Ho appena finito Gli anni, di Ernaux, sono colpita. 
Mi è piaciuto molto, mi è piaciuta l'idea e la costanza nel perseguirla pagina dopo pagina epoca dopo epoca. Mi è dispiaciuta la parte didascalica all'interno, perché s'è messa a spiegarci le sue intenzioni?
Sono rimasta toccata dalla sua visione d'insieme nei confronti del reale, allargare lo sguardo da una singola vita alla memoria collettiva è un'operazione preziosa, che in qualche modo, quando è così esplicità, esula dalla letteratura per farsi qualcos'altro. Ecco, forse questo mi lascia perplessa nonostante la bellezza del libro, che fatico a vederlo come letteratura.



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