Il rumore del fuoco che scoppietta,
quasi quanto quelle bollicine di plastica degli imballaggi.
Mancano due settimane alla consegna
della tesi. E poi un altro mese per la discussione. E m'interrogo. Da
qualche settimana m'interrogo sul valore delle cose, sulla vacuità
dei percorsi.
Certi giorni lavoro così tanto a PC
che mi fan male i polsi, che c'ho il callo da mouse, adesso sento
male ai polsi. Sbattimento, sbattimento, viaggi a Verona, solitudini,
treni, lavoro in ritardo, esami, libri da procurare, idioti sui
corridoi, esami scemi e ottusi, esami da pagina a pagina, libri che
non ci sono, slide che non capisco, argomenti che non m'interessano,
che non m'interessano, che non m'interessano - e non l'ho copiato tre
volte, l'ho scritto lettera dopo lettera, perché vale di più – e
anche leggersi la biografia di un libro e venir ispirata da un autore
vale più di da pagina a pagina. E anni. Un tempo lunghissimo,
estati, inverni e sì, anche gli autunni e le primavere, e le
sessioni settembre gennaio estate. Di nuovo, gennaio settembre
estate. Di nuovo. E quel piano a cui si toglie una voce ogni morte di
papa, per completare tutte quelle materie dai nomi belli e dal vuoto
cosmico. Delusione. Sbattimento e delusione. Fatica e delusione.
Qualche soddisfazione, soprattutto all'inizio, ché credevo d'essere
ormai fuori tempo, in ritardo, la più vecchia dell'università. Poi
basta, poi solo impegni, e voglia di non far parte di quel gruppo. E
voglia di sentirmi superiorità perché ho le bollette da pagare e
due lavori da gestire e un amore a distanza e l'università,
l'università scende giù al penultimo posto, non è la priorità. Ma
per anni è lì, e macera nella testa, e alla fine restano gli esami
più inutili, brutti e difficili. Poi gli esami, lì all'uni,
finiscono. E la città pare di colpo più ariosa. E i giorni anche. E
sì, adesso la tesi e poi la laurea. Il solito bravo soldatino, un
obiettivo alla volta uccide tutti, uno alla volta e fa il vuoto.
Ingobbisce il soldatino, perde la vista il soldatino, gli vengono i
calli ai polsi al soldatino, riempie e svuota la testa di nozioni a
comando, il soldatino. Uffa. Così è da qualche settimana che
m'interrogo. Ma perché? Ma a che pro? Mi serve? Risposte più vacue
del percorso, risposte di due tipi: le risposte cerotto e le risposte
lametta. Di fondo la sensazione d'aver perso tempo, d'aver aumentato
il mio valore di mercato pur non riconoscendo questo mercato, pur
pisciandoci sopra, a questo mercato. Ma manca un mese, chissà magari
lì il papà mi guarda ed è contento, e allora magari anch'io.
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