Io ce l’ho ben presente, l’uomo nero. Anche la donna nera. Quelli
delle fantasie. Quelli che arrivano se non si è bravi. So anche che non è che
siano neri, è solo che sono nell’ombra, e si sa, le ombre sono nere. (questo e si sa, bla bla bla, l’ho rubato a
qualcuno, non è mio). Comunque le ombre sono nere, o grigio scuro che sembra
nero. A volte so anche chi sono, gli uomini e le donne nere. La mia è una donna
nera arrabbiata. La donna nera è una parte di me. È la forza del chiodo arrugginito
che prova a bucare la tela senza farcela. È la forza che spinge non volendo
davvero rompere e distruggere, solo forse dirompere.
Paura di noi stessi, inculcata fin da bambini, paura dei
lati oscuri. Paura delle posizioni forti. Paura del non canonico. Paura dell’inquietudine
rintanata nell’ombra. Perchè son convinta che d’ombra non sia fatta ma solo
colorata rannicchiata fino a far male.
La mia donna nera sono io che mi fingo non accanita verso
come va il mondo.
La mia donna nera sono io in cucina.
“Eravamo la cornice di un romanzo medievale
Noi gli eletti
riuniti in una casa che cadeva a pezzi
immersi nel silenzio dei pomeriggi d'agosto
e fuori
fuori la peste”
Noi gli eletti
riuniti in una casa che cadeva a pezzi
immersi nel silenzio dei pomeriggi d'agosto
e fuori
fuori la peste”
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