lunedì 29 agosto 2011

E' il tempo che scorre lungo i bordi / Siamo io e te appoggiati su queste sedie


Flash della discesa nella notte, la notte.
La strada buia, illuminata solo dal faro. La strada lucida, aveva piovuto fino a poco prima, sarebbe piovuto anche poco dopo. E foglie bagnate. Come lumache distese sull’unica corsia. I rami pesanti, ogni foglia come un sacchettino di pioggia. Un soffio di vento svuota i sacchettini, rialza i rami, piove solo sotto gli alberi così. Lì dove prima non pioveva. Punge l’aria fredda della notte.
Incastro le mani tra le mie gambe e le tue gambe. Mi aggrappo al tuo bacino e so di non volere nient’altro.

Flash delle luci verdi, la sera eppure già dopo.
Il locale ha luci verdi e gialle e muri imbottiti di gomma piuma e ricoperti gomma verde e bianca, e specchi barocchi e tavoli di vetro che sembra cristallo. Il locale ha gente distratta come avventori. Gente che si è dimentacata a casa, che è lì solo per non essere altrove, solo perchè piove. Ecco le ragazze un po’ sdraiate si fanno fare una foto da un adulto con la barba crespa e la pancia che ha smesso di trattenersi. Ecco il gruppo di amici patinati ha finito la pizza e si fa un drink educato. Ecco tavoli vuoti e la cameriera stanca, i menù ben strutturati, il bar fosforescente. Bevo un delizioso long island, parliamo di qualcosa che mi fa ridere, rido, ridi, è solo venerdì, abbiamo solo trent’anni, e tutto un mondo da spiare e da capire.
La pioggia ha smesso, la musica ricomincia. Mi aggrappo al tuo sorriso e so di non volere nient’altro.

Flash dell’attesa, la notte un attimo prima.
Immobili per non far scattare la luce.
Immobili per godere di un temporale rumoroso e luminoso.
Immobili per fermare il tempo.
Il baule chiuso sul tavolo di legno, dentro qualche libro, qualche soldo, forse un asciugamano.
I caschi sulla panca di legno, e il fischio del vento nelle orecchie e lo scrosciare dell’acqua anche. 
Parole appese alla grondaia.

Flash del giorno prima, sulla strada per piana a larghe curve.
La strada scorre indietro riflessa sulla tua testa argentata.
Cambia la prospettiva, il fuoco risiede nel tuo ipotalamo.
Le case, le macchine, tutto quello che ci lasciamo alle spalle riprende una vita senza colore.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma se a "solo" trent’anni si ha tutto un mondo da spiare e da capire, a 20/25 cosa si è? Bambini?

Non credo...Secondo me, a solo 30 anni si dovrebbe già avere un'idea del mondo (ovviamente da arricchire, da migliorare, perché mai si smetterà di imparare e comprendere). La logica che ci propongono oggi giornali e TV dei "giovani ragazzi" fino ai 35 anni e oltre non la capisco (e non la condivido)...

Ovvio, a 30 anni non hai di certo un piede nella fossa e hai ancora una vita davanti, ma sei un adulto. Credo che certe scelte importanti (e irreversibili) si siano già fatte, certe problematiche del "mondo" già fatte proprie, certi percorsi già decisi e certe responsabilità già prese...

Spero che tu non prenda questo commento come un attacco ma come un'opinione!

Ciao!

Sara Passeggini ha detto...

Non si tratta di essere bambini, credo piuttosto si tratti di lasciarsi vivere. Di permettersi di vedere le porte aperte anzichè barricarsi in casa, o in banca, o in fabbrica, o in Italia.
Avere un'idea del mondo è una cosa, aver fatto scelte irreversibili è un'altra. (e ho sempre l'impressione che siano poche le cose davvero davvero irreversibili).

Prendo il commento come un'opinione che mi fa riflettere e ridiscutermi, e di cui ringrazio, forse a volte dico cose che hanno un peso maggiore di quello che vorrei avessero;
eppure faccio un respiro di sollievo, perchè il mio essere adulta sta proprio nello spiare e nel capire, ora che ho più chiavi di lettura, ora che posso prendermi la responsabilità del mio pensiero, ora che lo stesso mondo inizia inizia a prendermi sul serio.

Archivio blog

unknown ID