venerdì 12 novembre 2010

E giù.

E su e giù.
Non parlo di sesso. Parlo di umori.
Su e giù senza riposo, senza pause, senza equilibri. Anche quando è più su che giù diventa stancante. E poi quando è più su che giù il giù sembra più giù del solito giù, si cade da più in alto.

Adesso di colpo giù, ecco.
Certo che so i motivi. Il motivo. Futile! il motivo futile.
È un’assenza il motivo futile. Una mancanza.

L’uomo con la montatura dell’occhiale zebrata accosta la macchina, metà sul marciapiede, metà in mezzo alla strada. La grandissima macchina non zebrata. La apre e la chiude, entra nella profumeria, esce, prende una scatoletta dalla macchina macchinone, fa pip con le chiavi voltandole le spalle, di nuovo dentro, poi di nuovo fuori. Mezzo sorriso. Uno sguardo interrogativo. Io aspetto infreddolita. Aspetto infreddolita da ventiquattro minuti. Davanti alla profumeria. Nella via stabilita in gran segreto. Il trucco perfetto, i punti sotto agli occhi così tondi che se solo sorridessi sarei solo punti sotto agli occhi e sorrisi dolci. Profumo di fresco nel freddo. Calze un po’ a rete, stivali alti e neri. Un vestitino mozzafiato prendifreddofuordimisura. La montatura zebrata entraesce dalla macchinona e dalla profumeria. Poi, l’ultima volta, fa per salire in macchina, si gira mi guarda: “non è ancora arrivato? Devi metterlo sotto!” sorride come a dire in bocca al lupo santa giovane donna nei guai.

Così il vaso trabocca. Il piede destro congelato.
È obbligo fermare l’umiliazione. Obbligo andarmene subito. Un po’ di rispetto signorina tuttapuntinisottogliocchioniblu. Mi giro e imbocco la strada. Niente di cui piangere, niente di cui arrabbiarsi. È però obbligo non voltarsi più a controllare se da lontano la macchina bianca, il bel sorriso, tutto baci promessi... No! Non ci si volta, e non si aspetta oltre le sedici e trenta.
Anche se a casa nessuno aspetta.

E giù.

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