lunedì 25 febbraio 2008

IL RISVEGLIO

I'm blind and tortured, the white horses flow
The memories fire, the rhythms fall slow

Jeff Buckley


Ho voglia, bisogno di fluirmi in musica. Volare su una piccola nuvoletta rosa nel cielo irlandese. Lì ti ho scoperto, lì mi sono innamorata. Petali che cadono lenti e ballerini. Vortici di baci dolci. Ho solo bisogno di tenera ambiguità. Abbasso le certezze, l’energia della rinascita mi cattura. Volo. Percezioni diverse. Posso vedere spiriti che mi sorridono. Angeli donna che nudi fertili si congratulano. Basta poco per scappare col pensiero. Una pillolina azzurra, aspirare marijuana guardando il cielo, innamorarsi per la prima volta, mangiare piccoli funghi speciali e un po’ infetti. Inizia il volo, una risata, l’autocompiacimento più sincero, il vedere distorto, il percepire obliquo. Cambia il modo di contare, si beve vino lilla, le colline diventano mari. Fiumi di gin mi lavano e bevo alla fonte, assorbo alabastra il passare del tempo. Ore sembrano giorni, minuti infiniti, aspetto in un fuoco che non brucia e godo dello scoppiettio emozionale. Abbassare la guardia, danzare anziché tener premuto il freno, prendersi per mano e vedere tutto immerso in un arancio vivo, come d’amore. Le voci regalano apici nello stomaco e si intrecciano inebriando i sensi. Fammi camminare, presto, ho bisogno di aria pura e di montagne, di laghi e mari. Voglio bere le acque della terra e ubriacarmi al canto dei grilli. Non ho più paura di morire. Ti aspetto, sono con te. Innalzami al tuo rango, aprimi la porta, busso inquieta, piena. Lune gentili che permettono di vedere, mi voltano la faccia, guardiani maleducati. La spiaggia ci invita e noi rotoliamo nudi e felici tra i granelli scomodi. Come tiepidi soli nell’inverno sconfiggiamo la noia. Voliamo con strascichi argento. Aspettiamo l’alba per poterci specchiare in noi stessi. È l’ultimo arrivederci che ti dico. Ti abbisogno. Mi hai dato così tutto, che ora sto diventando te. L’imbarazzo scompare nei sogni, vedo il tuo viso mischiato al viso di tutti i miei amanti. Baciami in fretta. Accoglimi profumato nel nostro mondo. Non scappare, non ti schiaccerò col peso del mio amore, permettimi di esserci. Volo. Volo. Volo. Non credevo potesse succedermi. Siamo. Suonano le campane della chiesa di paese, e tutti fanno festa, ebbri di danze popolari e vino da tavola. Siamo. Guardiamo aleggiando tutto ciò che abbiamo creato. Mi sono persa in una notte fresca. Mi sono concessa in una notte mistica. Ho fatto vino dai frutti del lillà. Non temo più nulla, ho la consapevolezza di essere la reginetta del nostro mondo. Non vedo bene, ho sete, ma mi lascio vagare leggera, fluida. Sono già pronta per il tuo amore. Note stonate mi assopiscono come una talpa dopo l’amplesso. Ebbra di te mi affaccio alla porta. Guardi sorridi masturbi. Soffice come lana, tremante come pozzanghera, sei così reale. Ho paura di amarti. Finalmente la scopa ha compiuto il suo dovere, come un maestro e una strega aleggiamo e cambiamo le cose. La lega nord finisce nell’immondizia. Scavalchiamo il muro linguistico per concederci le nostre anime. Le ombre sono dietro l’angolo, le sputiamo via in fretta. Assenzio scorri veloce come sangue nelle vene. Non ricorderemo nulla. Possiamo fare tutto. Ci avvolge la leggerezza dell’abisso. Tuffi di testa nel vuoto più roseo. Abbracciati come gemelli appena nati. Sfumati come il tramonto che illumina la ghigliottina. Tienimi forte perché temo di non reggere questo benessere. Dipendenza fiutata e disagio che rincorre. Ti guardo. Ti avvolgo. Morti nel Mississippi ci troveranno incastrati come anelli nati assieme. Busso ancora alla nostra porta. Ultimo tentativo vitale. Cecità avanzata. Guardo dalla finestra e c’è la pioggia e il sole. Volpi copulanti? Forse sono troppo giovane e persa. Forse non concluderò mai nulla, ma non ti lascerò sfuggire. Dove sei stanotte? Ti abbisogno. Ancora nuvole rosa mi catturano e intrappolano in una prigione di cotone. Ti aspetto a salvarmi. Vorrei soddisfare i tuoi sensi. Ti spio mentre dormi, pronta a donare il mio regno per un tuo bacio sulla spalla. Tu ti volti e te ne vai. Butti via il bacio che hai sulle labbra e vestito di metallo mi lasci. Dov’è l’amore? Dov’è la felicità? Cos’è essere vivi? Dov’è la pace? Dimmelo, me lo devi. Te ne vai. Mi manchi, ma è meglio per te se on torni dalla vita eterna, mio angelo. Piombata sulla terra ti odio e rimpiango. Glaciale con le mani nelle mani, fratello gemello. A volte è meglio non sapere, ignorare, tralasciare. Ritmico straziante battito del cuore. Pausa. Il vuoto. Il baratro. L’indecenza. L’annullamento. La morte. Ognuno comprende come può.
Mi sveglio e ti vedo. Ci sei, dormi nudo e profondo come un satiro dopo una conquista. Preparo il caffè per svegliarti e coprirti di attenzioni, oggi ti amo più che mai. Nuda alabastro mi avvicino con due tazze fumanti, apri gli occhi, sorridi. Beviamo il caffè. Non hai sognato, non sogni mai, neanche ad occhi aperti. Io invece mi sento più vecchia dopo questo viaggio. Forte mi prendi per le spalle e mi baci sulla bocca, lenti ci insinuiamo l’uno nell’altra. Sento il tuo respiro mischiato al profumo del caffè, la domenica mattina sei solo mio. Ti assaggio, seme insapore, stai bene. Ci teniamo abbracciati stretti stretti, insieme scivoliamo sotto la doccia. Liscio di sapone ti lasci accarezzare e a mi spalmi di dolcezze. Oggi sei come un fiume d’amore. Ho la mente rilassata per la nostra serata di ieri distesi sui sassi in riva al lago con gli amici più cari. Venticello fresco, acqua che rigenera, fuochi artificiali così maestosi e forti, come frecce sincronizzate pronte a penetrare il nemico di piacere. Dipinti effimeri nel cielo, soffioni delicati che svaniscono mentre si cerca di catturarli, pienezza di colore e suono di guerra, allucinazione. Confusa e affabile vedo le tue rughe vivide. Non ricordo nulla, ma sono felice e stanca, è iniziato un giorno vero dopo mille allucinati. Brutto incubo, bel sogno, inconsapevole mi incollo al tuo fianco.
Oggi non mi sfuggi.


Sara Passerini

Nessun commento:

Archivio blog

unknown ID