venerdì 13 maggio 2022

Riflessioni sparse sulla Barbie sempre più inclusiva.

 

Leggo tra le “buone notizie” delCorriere che, nella nuova linea che verrà lanciata da Mattel, ci sarà una Barbie con l'apparecchio acustico e un Ken con la vitiligine, chiaramente restano due figoni nonostante siano l'una sorda e l'altro con le macchie.

Resto perplessa, e di colpo penso due cose:

  1. fare una Barbie specifica con un apparecchio acustico e lanciarla sul mercato vuol dire fare un giocattolo che identifica la persona con quella disabilità.

  2. È stata fatta la Barbie nera, c'è anche la barbie nera e sorda? O le nere e sorde non sono rappresentate? E le nere e sorde e ciccie?


Approfondendo il primo punto mi viene subito alla mente il mondo dell'immigrazione e del linguaggio rispettoso da usare verso le persone che migrano da un posto all'altro, esempio: chiamare clandestino una persona significa limitare/rinchiudere quella persona in un aspetto del suo viaggio, l'irregolarità, significa non tenere a mente la sua storia e motivazioni alla base.

Analogamente mi viene da pensare che promuovere una Barbie come inclusiva perché ha un apparecchietto acustico significa dirci solo quello e non tenere conto di tutto il prima. Voi direte, è un gioco, qual è il prima? Il prima è il prima della bambina sorda che ci gioca e che magari si identifica alla perfezione con una barbie che fa sport, non necessariamente con quella sorda, perché la bambina stessa è molto più della sua sordità.


Al secondo punto invece mi vengono subito in mente le questioni legate al genere che, mano a mano che ci si addentra nell'approfondimento, hanno la tendenza a creare sottogruppi di sottogruppi sempre più specifici e degni di rappresentazione. Quindi, al posto che auspicare un superamento del genere come unico e “normale” elemento per le cose della vita e della quotidianità (tradotto come: facciamo che non ce ne frega niente se siamo uomini o donne ma ci rispettiamo e troviamo criteri più utili per dividere la popolazione e le sue esigenze) si tende a specializzare e specificare sempre più: donna cisgender, uomo omosessuale, non definito asessuato... categorie rispettabilissime e persino utili in certi ambiti del dibattito, ma non interessanti o pertinenti per andare a fare la spesa.

Analogamente questa specializzazione della Barbie taglia per forza fuori qualcuno. Quando ero bambina giocavo spesso con le barbie, e la mia barbie era tutto, certe volte si rompeva una gamba a camminare su quei tacconi e andava in carrozzella anche senza che avessi una carrozzella, certe volte era una stronzetta, certe volte era una vittima di bullismo dalle altre barbie, certe volte (spesso) era ken, ché ken non l'ho mai avuto.

Il gioco necessita dell'uso della fantasia, anzi, la auspica per leggere poi il mondo in un modo meno rigido. Vedo come pericolosa questa tendenza a una rappresentazione inevitabilmente parziale ma sempre più specializzata.


In fin dei conti non mi sembra proprio una buona notizia...

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