Penso spesso alla Regina Elisabetta.
Pare assurdo che ci pensi, non sono propriamente a favore della
monarchia, non ho particolare interesse verso gli inglesi, non mi
piacciono i pettegolezzi sulla famiglia reale, né m'interessano.
Eppure alla regina penso spesso e le dedico tante corse.
Trovo estremamente interessante il suo
percorso di vita e le narrazioni che lo riguardano, trovo davvero
dignitosa la sua figura di donna. Mi commuovo pensando alle rinunce
che deve aver fatto, e sono soprattutto queste che analizzo. Poi mi
fa tanto pensare a come abbia affrontato, nella lentezza
istituzionale del regno, tutti i cambiamenti di questo mondo che si è
capovolto negli ultimi sessant'anni. Regna dal '52, ha viaggiato in
lungo e in largo, ha avuto le cose più strane e curiose, nulla da
desiderare (per citare la sirenetta) eppure ha dovuto far coincidere
la sua vita con un ruolo. Per questo penso alle sue rinunce, che
chissà fino a che punto lei ha vissuto come tali. Ha sovrapposto
l'imperativo personale a quello istituzionale, e questo per me è
sbalorditivo e me la fa piacere tanto. Penso spesso al mio imperativo
personale/morale, al fatto che c'è una serie di azioni che mi
procurerebbe beneficio ma che non faccio per rispetto verso questo
imperativo, come a dire che ho un margine di libertà ma in fondo io
sono io e sono convinta che in questo essere io sia inevitabile una
quota di coerenza, e quella coerenza si traduce nel seguire i
principi che mi sono data (appunto l'imperativo personale).
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