lunedì 20 aprile 2015

sul luogo dell'infanzia

Dopo vent'anni, oggi, sono tornata nel luogo dell'infanzia. Sul luogo dell'infanzia anzi, come il luogo del delitto, un luogo dove è accaduto qualcosa, un luogo dove non si entra forse, dove si sta.
Sul luogo dell'infanzia oggi ho passeggiato. Era diverso, più piccolo di come me lo ricordavo, oggi mi pareva un fazzoletto, nell'infanzia mi pareva in labirinto a più piani. Questa dimensione dell'altezza l'ha persa tutta, oggi è quasi piatto, vent'anni fa aveva un sopra, un sotto, un altro sopra.
Oggi ci sono andata con la mamma, nell'infanzia ci sono sempre andata coi nonni. Oggi per un attimo avrei voluto avere una telecamera, e raccontare col corpo come era. Dire come fa quell'artista del Balcani, di cui non ricordo il nome: è in un prato, in Germania o in Olanda (non mi ricordo nemmeno questo) e in questo prato ricorda com'era la sua casa, si muove a passi e a passi pare misurare i ricordi, le stanze, con le braccia disegna finti tavoli e credenze vuote. Ecco, lì, sul luogo dell'infanzia, oggi, avrei voluto disegnare gli spazi dell'infanzia: qui c'era la casetta, dietro c'erano le pergole con le more e sotto al pergolato un tavolino con due panchine e sul tavolino giocavamo a carte. Poi sotto c'era la stradina col pozzo, e una piccola cisterna vicino alla rete. E Fiori, tante dalie e gigli giapponesi, e dietro l'orto un'altra strada che lo circumnavigava, e sotto alla barchessa del nonno il pollaio, i pollai anzi. E vicino al pollaio mi sale il ricordo di un cane che non era il mio cane, ma che c'era per un po'. Diana, un cane che aveva paura di tutto. “ne ha viste tante” diceva il nonno. “Lo picchiavano con il bastone e adesso ha perfino paura quando spazzo” diceva la nonna. E poi avrei detto: qui c'erano tre scalini. E poi: qui una discesina. Potevo correre dieci giri attorno a tutto. Ma non avevo una telecamera per fortuna. Allora sul luogo dell'infanzia ho abbeverato il nuovo orto, con le nuove cipolle, i nuovi porri, le nuove zucchine e le nuove fragole. E ho passeggiato tra gli alberi da frutto, alcuni in fiori, i meli e i peri, e altri alberi che non sappiamo. E ho il bottino di una piantina di basilico, da mettere vicino al PC. E poi ho visto il bambù, un'isola di bambù, impertinente, innalzarsi nel mezzo, stratificarsi nella terra. Bambù bellissimo, verde e color sabbia, grosso e sottile, frondosissimo. E dall'altissimo di quelle cime arrivavano saluti del passato, di quando quel bambù era un rametto solo.

Nessun commento:

Archivio blog

unknown ID