venerdì 18 aprile 2014

Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto è una delle mie poesie preferite, anche se non amo troppo la poesia.
Con Montale però è stato subito amore, fin da ragazzetta, e anche se sono senza memoria qualche sua poesia la so ancora.
Ieri correvo, e pensavo a meriggiare pallido e assorto.
è una delle mie preferite e credo sia così perché montale fa vedere le cose. Le fa capire senza dirle, le mette davanti come un film, tanto che spiegarle con le parole diventa difficile, bisognerebbe tradurre dall'immagine a un pensiero razionale.
Comunque, la scansionavo avanzando piano, sotto il sole, forse per questo m'è venuta in testa.
Il caldo del mezzogiorno, l'arsura, la fatica.
E alla fine, in quella chiusa tanto perfetta mi è baluginata un'alternativa:

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di conchiglia.

Ho solo sostituito conchiglia a bottiglia. Starebbe bene, forse starebbe meglio, mi dicevo correndo, e mi chiedevo perché abbia proprio voluto mettere bottiglia.
Mi sono risposta che forse è perché non voleva incolpare la natura, bensì l'uomo.
Incolpare di ché? del travagli, di quel pericolo lì in cima, in agguato e ben noto a chi cerca di scavalcare il muro.

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