La pioggiona arriva di notte, adesso,
quando sono sola nel cuore della stanchezza. La pioggiona arriva
adesso, nel centro della notte con gli occhi sbarrati. La sento
scendere fissa come un muro, ampia come una tenda irremovibile, come
tapparelle che gracchiano, come sassi sui finestrini e sui cofani e
tra le grate. La pioggia arriva adesso, non ieri che dormivo tra le
braccia. Non l'altro ieri nella cittadina sul mare. Oggi. Oggi senza
voci di anglosassoni ubriachi e senza rumori di serrande che si
aprono e chiudono. La pioggia arriva oggi che son sola e stanca e non
dormo. E allora la accolgo, apro la finestra, sento il suo odore, il
freddo che si porta appresso. E lascio che lavi via i pensieri,
glielo chiedo ad alta voce, porta via il pensiero di Torino, porta
via la presentazione di domani, porta via il libro da chiudere e la
collega arrogante, porta via le urgenze, i piani, i distacchi, le
distanze, le fini. Lasciami sola in questa note sola. Annega il mondo
e fammi isola, solo stanotte, solo fino a domani.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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