Quel mattino non si svegliò lento e svogliato come al solito, quel mattino aprì gli occhi e sorrise al giorno. Era presto come al solito, il tempo non era dei migliori, la primavera stentava ad arrivare, solo nel primo pomeriggio illudeva all’atteso cambiamento, ma ogni giorno era lo stesso, un po’ grigio, un po’ annebbiato, per molti piuttosto vuoto. Dunque si svegliò sorridente, pieno di energia, riposato. Si alzo e fece il caffé, non lesse i giornali e ripensò alla notte tranquilla. Era da mesi che non riusciva a dormire bene, sogni terribili lo svegliavano ripetutamente, sogni che si incidevano nella memoria, incubi indimenticabili, vermi che gli immobilizzavano il corpo, terremoti che lo seppellivano sotto le macerie, fiumi che lo intrappolavano sott’acqua fino a riempirgli i polmoni, roghi che lo carbonizzavano, voli che lo sfracellavano al suolo o sugli edifici. Quella notte nulla, nessun sogno, nessun risveglio nel sudore, nessuna conta delle pecore per riaddormentarsi. Bevve il caffé e usci a fare la spesa, a passeggiare, a respirare l’aria fresca e densa, a percepirsi come essere vivente in relazione al mondo. Si sentiva più bello, come se una sola notte tranquilla gli avesse cancellato le profonde occhiaie che da mesi gli facevano abbassare lo sguardo come trascinato al terreno dal peso della gravità che la perenne veglia colorava sotto i suoi occhi appannati. Si sentiva vivo e guardava il cielo neutro con speranza. Come tutti sappiamo è il nostro modo di porci al mondo a influenzare il rapporto che abbiamo con il mondo stesso e infatti quello stesso giorno il nostro protagonista fu investito da una generosa fortuna. Non parlo di piccole cose, come trovare dei soldi per terra (cosa che potrebbe più facilmente accadergli guardando a terra piuttosto che scrutando il cielo), o trovare parcheggio davanti al lavoro (cosa che fa sempre piacere, ma che cambia solo il corso di una giornata, non dell’intera vita); quel giorno di falsa primavera Giorgio incontrò Dio. Camminava a testa alta, sveglio e riposato, era andato a comprare qualche provvista, ma improvvisamente nel negozio era entrato un uomo con una strana maschera sul viso gridando a tutti i presenti (lui, la commessa del piccolo alimentari e un prete) che dovevano sdraiarsi e non muoversi. I tre, spaventati e piuttosto sprovveduti, avevano fatto esattamente quanto richiesto; Giorgio, con il naso contro al pavimento sporco, tremante e confuso iniziò a pregare. Era la prima volta che si trovava in una situazione simile: il rapinatore aveva una pistola e maneggiava con il registratore di cassa, la commessa piangeva rumorosamente, il prete non si muoveva, nemmeno il suo respiro era percepibile. Giorgio pregava silenzioso e un po’ affannato, come se capisse che i suoi minuti erano contati, pregava Dio di mantenerlo in vita, pregava che tutto finisse, si scusava per i peccati commessi, pregava per la salute di sua madre ormai vecchia. Di colpo si udì solo un mistico silenzio, una luce sovrumana inondò tutta la stanza e uno strano calore partì dalle viscere di Giorgio. Si chiese se stesse per morire, se gli altri percepivano le stesse stranezze, se stesse dormendo e come al solito fosse giunto il momento in cui il sogno si trasforma in incubo. Dal silenzio universale che lo circondava non giunse nessuna voce, ma nella sua mente, di colpo, come se qualcuno scrivesse a macchina comparivano le risposte ad ogni domanda. Lente e regolari comparivano le lettere che insieme componevano le parole, che raggruppate formavano le risposte alle sue domande.
N O N S T A I P E R M O R I RE. G L I A L T R I N O N P O S S O N O P E R C E P I R E. N O N S T A I D O R M E N D O.
Ma allora che succede? Si chiese Giorgio senza voce.
S E I S O T T O L A M I A P R O T E Z I O N E. N O N D E V I T E M E R E. D A O G G I S E I U N U O M O N U O V O, H A I U N A N U O V A L U C E.
L’aria d’oro che lo circondava sparì di colpo, così come la visualizzazione del dialogo nella mente, così come il silenzio immacolato. Attorno a lui sentì odore di pulito, il chiacchierio di alcune infermiere, il ronzio di alcuni macchinari medici. Solo quando la somma dei quattro sensi gli fece apparire chiaro che era in un ospedale aprì gli occhi, la testa era fasciata, un camice semiaperto copriva a stento le sue nudità, l’infermiera si avvicinò, gli sorrise e gli disse: “Stia tranquillo, ora sta bene, è svenuto nel negozio di alimentari e la commessa ha chiamato un’autoambulanza. Ha solo un lieve trauma cranico, ma già da domani, dopo alcuni accertamenti, potrà tornare a casa.”.
Giorgio sorrise come da mesi non faceva, aveva in sé una nuova luce.
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