Lavoro a un libro meraviglioso. Lungo, e di quel lungo che non pesa, vorrei quasi che non finisse mai.
Lavoro a un libro che avvolge, che si dispiega negli anni, nel passare delle stagioni. Lavoro a un libro al lavoro e poi nel tempo libero, la sera nel letto rileggo alcune parti. E ogni tanto mi fermo, per assorbire alcune cose, per non farmi soffocare dalle vite degli altri. Da un po' non mi capitava un libro così. Mi manca la razionalità per dire cosa mi piace e cosa no, cosa funziona e cosa no, so che vado avanti dieci, cento cinquecento pagine, vado avanti lenta e piano costruisco l'insieme, riannodo il mio passato con i fili del libro, rileggo certi paesaggi con luci nuove.
Poi mi lascio scivolare, anche se fuori c'è il sole e vorrei passeggiare, la testa è lì, e stavolta non vuole scappare.
Circondata dalle rappresentazioni, dalle narrazioni. Provo a interpretare, a leggere il mondo. Cerco brandelli di realtà, poi rinuncio, poi capisco; e senza pretese m'immergo nello scambio.
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