lunedì 23 agosto 2010

Da solo

Parlo da solo. E immagino personaggi. Ma stanotte è inutile, inutile. Saranno i bicchieri di vecchio vino che ho bevuto, l’ho trovato in cantina, era l’ultima bottiglia, non ricordo d’averlo mai acquistato, è dell’inquilino precedente, schifoso, ho dovuto metterci del ghiaccio per poterlo bere. Dicevo, sarà a causa del vino acido con ghiaccio, o forse a causa della musica country che stasera entra dalla finestra, musica del tutto inopportuna, vivo in un villaggio del nord Italia, qui conosciamo la musica country solo perché Mitch Buchannon ogni tanto la ballava con quella dai capelli neri, Stefany, ecco, solo quindi da qualche scorcio di Baywatch e da Walker Texas Ranger visto tra una pubblicità e l’altra quando si cambia canale, solo grazie a loro ho una vaga idea (sufficiente a non farmi approfondire) di cosa sia la musica country, quindi forse è colpa della musica che entra anche se ho chiuso la finestra. Che sia il vino o la musica, non importa, stasera è inutile, non ce la faccio a immaginare i personaggi delle conversazioni, la vera verità è che parlo da solo.
Non potevo dormire, capita spesso. A volte tengo gli occhi aperti, altre volte mi sforzo di chiuderli. Se uno non dorme non dorme, meglio che li tenga aperti. Tenevo gli occhi aperti nel letto, di colpo la immaginavo in bagno, come quell’attimo in cui sei steso e quasi dormi, ma aspetti che lei entri per due parole, per la pelle fresca, per un bacio al collutorio. Mi sembrava di aspettarla.
Allora mi son chiesto: ti manca? E mi sono risposto: forse sì.
-perché forse?
-perché è uguale. Quando lei c’era c’erano il bello e il brutto. Ora che non c’è ci sono il bello e il brutto. Belli e brutti diversi, certo. Ma anche non troppo diversi. Uno da solo fa più cose, non deve sopportare. Alla lunga però uno ne ha anche pieni i coglioni di se stesso, a volte è più facile sopportare qualcun altro, scaricargli addosso colpe e gioie. Poi quando uno si conosce troppo non ha più vie di scampo, non ha più scappatoie.
-ti manca solo perché sei stufo di star con te?
-no, piuttosto non mi manca perché era difficile da sostenere, era come se con lei potessi già vedere cosa sarei diventato… e quello che vedevo non mi piaceva, volevo e voglio una vita diversa, altre possibilità, e parlare da solo alla fine è il minore dei mali piuttosto che rinunciare a un potenziale futuro.
-parli persante stasera…
-sì, è colpa dell’insostenibile pressione dei verbi modali, puoi, voglio, devo… continua ridefinizione interiore, cercando di non rimanerci sotto, compromessi senza compromettersi
-lo capisco perfettamente, tra il resto lei non mi piaceva…
-dai… non dir così che non ne voglio parlare, e ancor di meno prender le difese, non stasera che di noi ne ho pieni i cosiddetti
-hahahha come li hai chiamati? :D:D:D:D:D
-dai!, è che quando scrivo coglioni mi corregge in automatico e mette ciglioni… e non avevo voglia di correggere. Notte va, chiudiamo gli occhi e via, magari la sogniamo come quel giorno nel bosco, quando è venuto da piovere così tanto che avevamo paura a stare sotto gli alberi-in macchina-vicino alla roccia, quando abbiam preso la coperta che usavamo per il picnic e ci siamo avviati in mezzo al prato coprendoci le teste e ridendo un po’ preoccupati un po’ eccitati, e il suo bacio sapeva di tabacco bagnato, e i capelli le restavano appiccicati in faccia anche se provavo a spostarli col naso, e mentre tenevo la coperta con le mani lei mi accarezzava il viso e la schiena, e si appoggiava dolce poco sotto la spalla, e mordeva la maglietta rossa…

2 commenti:

Sara Passeggini ha detto...

ciglione: s. m. terreno rilevato ai lati di una strada o di un fosso; orlo di un precipizio.

3iO ha detto...

"...Uno da solo fa più cose, non deve sopportare. Alla lunga però uno ne ha anche pieni i coglioni di se stesso, a volte è più facile sopportare qualcun altro, scaricargli addosso colpe e gioie. Poi quando uno si conosce troppo non ha più vie di scampo, non ha più scappatoie..."

It is so true...thought of that myself!

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